di EDOARDO CORASANITI
Per Nanni Moretti "le parole sono importanti" . Perché con la parola si dà forma ad un contenuto, ad un valore, ad un evento. Ma l'epoca dei social network, della velocità e della liquidità abbatte anche i muri della comunicazione per come l'abbiamo sempre conosciuta. E forse per far arrivare alcuni messaggi, come l'integrazione, c'è bisogno di un nuovo modo di lasciare il segno.
Il libro-fumetto di Marco Rizzo (giornalista e scrittore) e Lelio Bonaccorso (illustratore), "A casa nostra - Cronaca di Riace", viaggia nella direzione di aprire le menti, di raggiungere quel pubblico disinformato sul tema dei migranti, che si nutre di notizie preconfezionate da un sistema che vuole disegnare e raccontarli come un'emergenza, un problema, nemici da sconfiggere.
Il modello Riace è lo sfondo di un progetto di graphic journalism realizzato sull'onda della rabbia, dell'indignazione, della volontà di descrivere una realtà fatta da uomini, donne, bambini, paura, morte, disperazione, fame, sete, solitudine.
Poi c'è anche il caso di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, descritto come "il buco nero dei diritti", dove centinaia di migranti sono costretti a vivere in condizioni disumane, dove manca l'acqua, la fogna, un fornello, uno spazio minimo di dignità. Una baraccopoli dove lo Stato ha ceduto una fetta della propria sovranità in favore di una calma apparente ma che nasconde solo un focolaio di morte e terrore, di rivolta angoscia e tenebre.
Ci sono anche le descrizioni del modello virtuoso di Gioiosa ionica e le interviste all'ex sindaco di Riace, Domenico Lucano , ai migranti e agli operatori del settore. A chi l'immigrazione la vive sulle proprio spalle tutti i giorni.
Ieri sera al Centro Polivalente di Catanzaro Rizzo e Bonaccorso (già autori di "Salvezza", un libro fumetto realizzato a bordo della nave soccorso Acquarius) ne hanno discusso con Jasmine Cristallo, don Giacomo Panizza, fondatore di "Progetto Sud" ed Emiliano Lamanna, presidente di "Venti d'autore" che ha organizzato l'appuntamento e che da tempo si fa promotore del graphic journalism.
Cristallo ha posto l'accento su come la Calabria sia terra una terra d'accoglienza, ripercorrendo le tappe di una evoluzione storica, letteraria e semantica.
A portare la sua esperienza a stretto contatto con le storie di emarginazione è don Giacomo, che denuncia un modello di integrazione non basato su una vera integrazione.
Ne viene fuori un'esperienza di militanza giornalistica e culturale che rompe gli steccati dell'ipocrisia e della cattiveria in favore di una nuova visione della realtà che parte da un elemento: l'umanità.
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