Questo governo s’ha da fare e si farà, lo vogliono il paese e gli “eletti”

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images Questo governo s’ha da fare e si farà, lo vogliono il paese e gli “eletti”
Franco Cimino
  03 settembre 2019 15:10

Dario Franceschini, democristiano del PD, democristiano co-fondatore del PD, è sempre stato un ragazzo intelligente. Io lo conosco bene. È più giovane di me, non di molto ma non di poco. Posso dire, pertanto, di averlo visto nascere e crescere, fino a quando l’hanno potuto osservare i miei occhi, ancora fermi su quel PPI, inventato per far sopravvivere la DC, dopo la sua uscita di scena dalla politica italiana. Oggi, quella intelligenza, è diventata la forza salvifica del Paese e lui, Dario, l’uomo più intelligente d’Italia. Ha salvato in un sol colpo lo sforzo di Mattarella di formare il governo, la volontà dei vertici dei due nuovi partiti contraenti il nuovo patto di governo, la volontà di 965 parlamentari di restare al loro posto, la paura dei pentastellati e piddini di poter perdere quasi tutto in una nuova elezione, l’aspirazione dei leader degli stessi di restare al comando. Ha salvato la forza imponente della simpatia di Giuseppe Conte e dell’immagine che la fortuna, più che la sua personale abilità, di certo non trascurabile, gli ha confezionato di uomo delle istituzioni con un forte spirito di ottimismo e di sano realismo. Ha messo in salvo il vecchio refrain sull’emergenza e la necessità di salvare il paese dalla rovina fino al sacrificio delle posizioni originarie dei partiti e del fermo impegno che i loro capi hanno preso con gli italiani. Specialmente, quando hanno dichiarato la storica frase “ mai alcuna forma di alleanza con quello lì...”Dario Franceschini, dalla cultura sottostante questo livello della politica, è stato definito l’uomo più intelligente d’Italia.

Bastava che si dicesse che essendo un “ vecchio democristiano” che sin da ragazzo le ha viste tutte, non poteva che trovare lui un piccolo escamotage per uscire dall’impasse in cui si erano cacciati coloro i quali volevano fare sì l’alleanza più impensabile, ma a condizione che il contraente perdesse. Innanzitutto, posizione e “ onore” e la consegnasse all’altro. Sarebbe potuto saltare tutto quel ben di Dio per una stupida vicepresidenza, che non conta nulla neppure in assenza del presidente del Consiglio? Facciamo allora finta di giocare al tira e molla e poi chiediamo, sempre come atto di responsabilità verso il Paese, che non ve ne sia alcuna. Di Maio fa il sacrificio di rinunciare a una cosa che non è sua e il vice- segretario del PD, ad una carica che non gli appartiene. Tutti felici e vincenti. Soprattutto, Franceschini, il saggio, che oltre al titolo onorifico di salvatore della patria riceverà un buon dicastero, nel governo della discontinuità e del potere di nomina” presidenziale” dei ministri. C’è però uno scenario più credibile, perché veritiero, nella “ necessità” che darà vita al Conte due . E anche un’altra intelligenza politica. Quella che l’ha partorito. Si chiama Beppe-Matteo, i due più forti pragmatici dell’attuale politica. Questo non si vede e non si dice. Ovvero, non si vuol dire ciò che non si vuol vedere. Un noto giornalista, tra i migliori d’Italia, sostiene che compito del giornalista sia quello di raccontare bene, per farlo capire agli italiani, la realtà. E realtà è ciò che si vede. Ogni immaginazione che la presenti diversa potrebbe essere pericolosa. Io da questa interpretazione evidentemente dissento.

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Oggi, compito del giornalista è sì quello di descrivere la realtà, ma dopo averla scoperta, perché in un sistema massmediale, fortemente dominato da chi ne detiene gli ingranaggi, non è sempre vero ciò che si vede. Le società non sarebbero al punto drammatico in cui si trovano se non ci fosse un potere invisibile che le manipola. È un tema, questo, che il sottoscritto ha già trattato e sul quale ci tornerà presto. Qui mi preme evidenziare che la verità non tanto nascosta è nel rapporto, diretto o non, instauratosi tra i due nemici storici, Beppe Grillo e Matteo Renzi. Loro due hanno capito la vera posta in palio: la comune perdita di un grosso potere personale. Per questo motivo, ambedue sono scesi ufficialmente in campo a dettare la linea di 5 Stelle e del PD. L’attacco frontale che il vero capo del movimento ha rivolto a Di Maio, di fatto sfiduciandolo, è davvero sorprendente, per quanto prevedibile già da quel giorno in cui, quindici mesi,q fa dichiarò di volersi ritirare a fare “ il guru”.

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Oggi ritorna da Illuminato, che, trovandosi forse un gradino al di sotto di Dio, può illuminare il mondo sottostante e nominare nuovi illuminati, tra cui Conte. E forse, lo stesso Renzi. La posizione ufficiale del PD è stata ribaltata dal discorso, considerato di grande statista, al Senato dall’ex segretario ed ex presidente del Consiglio ed ex rottamatore. Quella dei Cinque Stelle, dalle tre “ violente” uscite sul blog del suo fondatore. La sua più serena affermazione sta, in sintesi, nel denunciare di cretinismo e irresponsabilità quanti all’interno delle due formazioni non coglieranno la storica occasione di realizzare il sogno di cambiare l’Italia. Sono gli stessi concetti detti, a reti unificati e con la consueta eleganza, dal rinnovato( non incaricato) presidente del Consiglio.

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Il governo “nuovo e discontinuo”, pertanto, si farà stasera stessa. Stare in ansia per il voto nella piattaforma Rousseau, che riguarderà pochissime migliaia di iscritti in una rete privata che nessuno controlla se non il suo proprietario, capo associato del Movimento fondato anche da Casaleggio padre, è davvero ansia risibile, alimento di una “ tragedia comica”. È quella della democrazia italiana in esaurimento. Una democrazia stanca e sfilacciata, priva della Politica e di leader nutriti di cultura e di senso delle istituzioni, non ha da temere autoritarismi “pagliacciati” o caricature di dittatori in mutande da mare. Ha da temere solo della sua debolezza. E di questo progressivo stordimento della ragione e della coscienza collettiva. Di un Paese, che la democrazia al mondo da settant’anni stava insegnando.

Franco Cimino



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