La Corte d’Appello di Catanzaro, con ordinanza depositata nei giorni scorsi, ha riconosciuto all’On. Giuseppe Galati, difeso dall’avvocato Salvatore Cerra, "il diritto al risarcimento per l’ingiusta custodia cautelare" alla quale lo stesso era stato sottoposto nell’ambito del procedimento penale noto come operazione "Quinta Bolgia". Il provvedimento giudiziario rappresenta, è detto in una nota: "un ulteriore e definitivo sigillo che consolida e cristallizza la totale estraneità dell’ex parlamentare ai fatti oggetto di indagine. Vale sottolineare che il risarcimento per ingiusta detenzione non è un automatismo che consegue, in modo automatico, all’archiviazione o alla pronuncia di proscioglimento dell’imputato. Al contrario, l’ordinamento prevede un vaglio giurisdizionale stringente, disciplinato dall’art. 314 c.p.p., il quale subordina l’accoglimento della domanda alla duplice condizione della illegittimità della misura cautelare e dell’assenza, in capo al soggetto istante, di un concorso colposo o doloso nella causazione della stessa".
Nel caso dell’On. Galati, la Corte d’Appello ha rilevato come "la privazione della libertà sia avvenuta in forza di un’ordinanza cautelare poi annullata dalla Suprema Corte di Cassazione per difetto di gravità indiziaria, confermando l’insussistenza originaria dei presupposti richiesti dalla legge per l’adozione della misura". Tale vizio era stato sancito dal giudicato cautelare e ulteriormente corroborato dal decreto di archiviazione emesso dal GIP presso il Tribunale di Catanzaro l'11 febbraio del 2020, su conforme richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, che aveva dapprima richiesto l’applicazione della misura e successivamente riconosciuto la totale estraneità di Galati alla vicenda. "Un epilogo che riafferma con forza - si legge in una nota del legale - i valori del diritto e le garanzie poste a presidio della libertà personale. A seguito del riconoscimento del risarcimento, l’On. Galati, nel riaffermare la propria fiducia nelle istituzioni, si riserva di valutare, nei modi e nei tempi opportuni, ogni iniziativa ritenuta necessaria a tutela della propria onorabilità e dei propri diritti, in relazione ai firmatari dei provvedimenti adottati nel corso della vicenda giudiziaria, che lo hanno costretto a subite il peso di accuse tanto gravi quanto infondate".
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