"Quinta bolgia", l'Asp sarà parte civile. La Commissione straordinaria ingaggia un legale di Palmi: "Obiettivo prioritario è il ripristino della legalità violata"

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images "Quinta bolgia", l'Asp sarà parte civile. La Commissione straordinaria ingaggia un legale di Palmi: "Obiettivo prioritario è il ripristino della legalità violata"

  04 novembre 2019 20:45

di STEFANIA PAPALEO

L'obiettivo prioritario della Commissione straordinaria antimafia che si è insediata alla guida dell'Asp di Catanzaro è il ripristino della legalità violata. Ed è partendo da questa premessa che la triade ministeriale ha dato il via libera alla costituzione di parte civile dell'Azienda sanitaria provinciale nel procedimento penale scaturito dall'inchiesta che ruota intorno a pericolose ingerenze fra sanità e politica lametina nella gestione di appalti pubblici. "Gerione", nello specifico, il nome in codice del filone investigativo scaturito dall'inchiesta più ampia   “Quinta bolgia” e che il prossimo 26 novembre vedrà comparire davanti al gup, Barbara Saccà, i cinque imputati coinvolti nelle presunte irregolarità sul servizio a chiamata delle autoambulanze.

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A salire sul banco degli imputati saranno Tommaso Antonio Strangis, 53 anni, di Lamezia Terme, legale rappresentante dell'Ats (Associazione temporanea di scopo) composta dalla Croce bianca e Tauro Soccorso, Eliseo Ciccone, 65 anni, di Catanzaro, direttore Suem 118 Asp di Catanzaro, Italo Colombo, 48 anni, di Catanzaro, amministratore di fatto dell'Ats, e i funzionari dell'Asp Giuseppe Luca Pagnotta, 45 anni, di Montepaone, e Francesco Serapide, 45 anni, di Catanzaro. Contro di loro l'accusa di aver stretto accordi corruttivi per fare ottenere all’associazione le certificazioni di qualità richieste per l’affidamento del servizio autoambulanze sulla base di una semplice verifica documentale, senza le necessarie operazioni di riscontro fisico dello stato dei mezzi, delle dotazioni e delle strutture aziendali. Allo stesso modo, l’Ats “Croce bianca” sarebbe poi riuscita a ottenere non solo la concessione iniziale, ma anche la proroga del servizio, entrambe ufficialmente concesse per ragioni di “estrema urgenza”, in attesa che l’Asp di Catanzaro perfezionasse un accordo quadro per l’appalto del servizio ambulanze. Il tutto quando, nel novembre 2017, a seguito del provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Catanzaro nei confronti della “Croce rosa Putrino”, il servizio di autoambulanze dell’Asp di Catanzaro sarebbe stato affidato senza bando di gara all'associazione temporanea di scopo (Ats), con capofila la “Croce bianca Lamezia”, associazione di fatto del “gruppo Rocca” per il tramite di Tommaso Antonio Strangis.

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Insomma, abbastanza per indurre la Commissione straordinaria antimafia ad affrettarsi ad avviare "ogni iniziativa idonea a salvaguardare gli interessi dell'Azienda, mediante l'esercizio delle facoltà spettanti alla parte offesa e dell'azione civile in sede penale, attraverso la costituzione di parte civile", affidandosi per ovvie ragioni a  un professionista esterno individuato nell'avvocato Gaetano Callipo del foro di Palmi. La presenza tra gli imputati di ben tre dipendenti dell'Asp non lasciava, infatti, alternativa, come gli stessi commissari spiegano nella delibera dell'incarico al legale che dovrà supportare in aula la Procura, rispetto ad un impianto accusatorio pesante che ipotizza un sistema corruttivo forte intorno a quelle ambulanze vetuste, dotate di attrezzature medicali impiegate dall'Ats   in difetto dei requisiti di regolarità formali (autorizzazioni, certificazioni ecc.) e di fatto inservibili allo scopo. Sono molte, in particolare, le conversazioni fra Colombo e Strangis in cui i due discutono delle continue segnalazioni di malfunzionamenti dei mezzi provenienti dagli autisti, piuttosto che dal personale medico–ospedaliero, in occasione degli interventi di trasporto o soccorso sia allorquando le ambulanze dovevano essere revisionate che quando dovevano essere sottoposte a collaudo. In una delle numerose intercettazioni un'autista, riferendosi a un paziente in codice rosso caduto dalla barella, dice a Strangis: “Speriamo che non muore perché se muore passiamo i guai”.

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Agli imputati e ai rispettivi difensori, adesso, il compito di ribaltare la ricostruzione dei fatti contenuta nelle carte del procedimento penale.

 

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