Non sono mancate le reazioni subito dopo la sentenza del Consiglio di Stato relativa alla conferma dello scioglimento del Comune di Lamezia Terme per mafia. La città si interroga ora sugli strascichi immediati e sulle intenzioni dei partiti e dei movimenti civici in vista delle elezioni fissate per il 10 novembre.
Intanto, l'ex sindaco Paolo Mascaro ha definito la sentenza "ingiusta", e si è detto pronto ad andare comunque avanti nelle sue intenzioni che sono palesemente quelle di ricandidarsi per la guida della città. Una decisione oltremodo "coraggiosa"e bisogna capire quanto verrà compresa dai cittadini.
Mascaro ha detto di "prendere atto della sentenza". Di "rispettarla", pur ritenendola ingiusta. “Per me - ha evidenziato - non cambia nulla. Avevo già dichiarato che avrei avuto il sostegno di sole tre liste senza che ci fossero liste con simboli di partito o di terzi soggetti. Tre liste con 72 candidati che saranno da me personalmente vagliati”. Altre dichiarazioni, quelle di Rosario Piccioni di Lamezia bene comune, e Milena Liotta, ex Pd.
Piccioni: sentenza inchioda Mascaro alle sue responsabilità
"La sentenza del Consiglio di Stato - dichiara Rosario Piccioni di Lamezia bene comune - mette la parola fine sulla vicenda dello scioglimento del Consiglio comunale. Come a novembre 2017, di fronte al terzo scioglimento di Lamezia per infiltrazioni mafiose, tristissimo primato tra i Comuni d’Italia con queste dimensioni, anzitutto come cittadini sentiamo tutta l’amarezza e la preoccupazione per un’altra pagina nera della città che avremmo voluto non fosse mai scritta. Ma lo scioglimento c’è stato e, a differenza di quanti ancora persistono con le solite tesi autoassolutorie, non è un complotto e non è una mistificazione. Questo terzo scioglimento porta delle chiare responsabilità politiche da parte di Mascaro e della sua maggioranza, messe nero su bianco dalla sentenza della terza sezione del Consiglio di Stato".
Di fronte al quadro delineato dall’ultima sentenza, prosegue Piccioni, "già nelle prime dichiarazioni dell’ex sindaco emerge ancora una volta quell’atteggiamento all’insegna del “negazionismo”, che ha solo fatto danni a questa città. Non esistono sentenze “giuste” o “ingiuste” a seconda delle proprie convenienze. Le sentenze, soprattutto quelle definitive, si rispettano sempre. L’ex sindaco non può enfatizzare la sentenza di primo grado del tribunale di Lamezia, che ha rigettato in primo grado la sua richiesta di incandidabilità, e quella del Tar del Lazio e liquidare come “ingiuste” e “superficiali” le altre.
C’è un passaggio della sentenza del Consiglio di Stato che - stigmatizza Piccioni - inchioda tutta la classe politica cittadina che ha portato allo scioglimento alle proprie responsabilità, affermando che “ogni futura azione politica e amministrativa, che risulterà dall’esito delle prossime elezioni, dovrà recidere qualsiasi rapporto, qualsiasi compromesso con il potere mafioso, senza scendere a patti con esso per convenienza o connivenza o mero timore, se vorrà essere autenticamente rispettosa del principio democratico”, sottolineando, con parole molto forti, come la volontà popolare inquinata dal potere mafioso e l’accordo tra politica e mafia vadano ad intaccare la dignità e la libertà delle persone. Parole che certificano chiaramente, a prescindere dall’esito del procedimento sull’incandidabilità, le responsabilità politiche dell’ex sindaco Mascaro che non ha tagliato in maniera netta i rapporti tra la criminalità organizzata e la sua compagine di governo, prima e dopo le elezioni comunali".
Per l'esponente di Lamezia bene comune, "è un monito che tutta la classe politica cittadina deve far proprio e soprattutto devono far proprio tutti i cittadini, che tra meno di un mese e mezzo si recheranno al voto per eleggere la nuova amministrazione comunale. Non è più tempo per voltarsi dall’altra parte. La sentenza del consiglio di Stato conferma che sulla questione dello scioglimento e su chi ne ha le responsabilità politica non si può stare con un piede in due scarpe, non si può cambiare discorso, non si può mettere tra parentesi. Il primo dovere della nostra comunità è quello di recidere qualsiasi legame con la criminalità organizzata, la zona grigia, con quelle logiche politico-mafiose che soffocano ogni possibilità di crescita per la città".
Liotta: si rischia di prendere decisioni che la città non capirebbe
"Ho accettato di partecipare alle riunioni del tavolo del centrosinistra rendendo disponibile la mia candidatura anche chiedendo un sacrificio al mio gruppo, con lo scopo di non ostacolare la formazione di un unico fronte del centrosinistra".
Così, Milena Liotta ex Pd e ora sostenuta da Rigenerazione democratica.
"Ho chiesto che si indicasse un percorso di chiarezza stabilendo che partecipano i soggetti politici che hanno indicato un candidato sindaco con una lista e che tra i candidati si cercasse un criterio condiviso per scegliere un unico candidato a sindaco. La proposta ha avuto l’accoglienza e la condivisione di Francesco Grandinetti. Assieme stiamo prendendo atto delle enormi difficoltà a procedere. Rigenerazione democratica che mi sostiene ha deciso di continuare ad essere presente, ma senza ulteriori dilazioni. Rendendo noti i candidati a sindaco ed i soggetti politici che rappresentano ed assegnando un tempo per la scelta di un unico candidato. È evidente - conclude la Liotta - che i tempi ristretti e la necessità di dotare di un programma condiviso l’unico candidato scelto non consentono ulteriori ritardi. Se anche nella prossima riunione, per tatticismi politici, non vengono indicati i nomi oltre quelli già indicati e un metodo di sintesi per fare chiarezza verso la città e di responsabilità delle forze politiche, riprenderò autonomia decisionale prendendo atto che, dopo non aver mostrato disponibilità da parte di nessuno per lo svolgimento delle primarie, oggi si vuole giungere in prossimità delle scadenze temporali per giustificare decisioni che la città non potrebbe capire".
a.c.
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