“Partecipare al voto referendario ed esprimere consapevolmente la propria scelta”: è questo l’invito che il MEIC rivolge agli italiani chiamati l’8 e 9 giugno alle urne per rispondere sulla abrogazione o meno di cinque leggi.
Questo importante evento – si legge sulla pagina Facebook della Sezione diocesana di Catanzaro del Movimento ecclesiale di impegno culturale - sta passando inosservato, eppure il referendum è un fondamentale strumento di democrazia partecipativa previsto dalla Costituzione e che consente ai cittadini elettori di esprimere la propria volontà in merito alla abrogazione o meno di alcune leggi.
“Rinunciare a votare, astenersi dal voto, significa – ha commentato il presidente Luigi Bulotta - rinunciare a un diritto che è anche un dovere civico. In realtà, come prevede l’articolo 48 della Costituzione, è anche un «dovere civico». Ed è la partecipazione che irrobustisce il diritto, mentre l’astensione lo indebolisce al punto da farlo apparire inutile. È questo il punto che dovrebbe essere chiaro soprattutto a chi ha a cuore la sovranità popolare. Il referendum è fondamentale in una democrazia rappresentativa e non è soltanto il modo di dare voce alla volontà popolare: è lo strumento indispensabile per realizzare e difendere tutti i principi costituzionali.”
Pertanto – continua il documento - è importante votare e il MEIC invita tutti i cittadini ad andare a votare responsabilmente e con le idee chiare sugli effetti del si e quelli del no. È importante che ognuno si faccia una propria idea, documentandosi, e voti con piena consapevolezza.
Invitare ad astenersi dal voto significa impedire agli italiani di esercitare il loro diritto di esprimersi ed esercitare quella sovranità popolare che la Costituzione garantisce. Sembra, infatti quasi profilarsi il deliberato tentativo di dare un’ulteriore spallata alla cultura del voto, senza rendersi conto che in Italia tale cultura è da sempre fragile di suo ed è molto pericoloso continuare a delegittimarla.
Il documento, senza esprimersi riporta i cinque quesiti referendari ed espone sinteticamente le ragioni che espongono i sostenitori del si e quelli del no per convincere gli elettori.
Un discorso a parte fa il MEIC per il quesito sulla cittadinanza, cioè sulla riduzione da dieci a cinque anni della durata della residenza richiesta per accedere alla cittadinanza italiana, ritenendo che tale quesito richiede una particolare attenzione dal punto di vista di un movimento ecclesiale che condivide i valori democratici e costituzionali.
Grazie alla cittadinanza, le persone si sono emancipate storicamente dalla condizione premoderna di sudditi: possono concorrere alle decisioni con il voto, ricevendo un incentivo importante a identificarsi con la comunità nazionale e ad assumere i doveri relativi.
Gli immigrati pongono una sfida al legame tra comunità nazionale e cittadinanza. Pur risiedendo sul territorio stabilmente e concorrendo all’economia nazionale (2,4 milioni gli occupati regolari in Italia), appartengono a un altro Stato. Mediante i ricongiungimenti familiari, l’educazione dei figli in Italia (oltre 900.000 nelle scuole italiane), eventualmente i matrimoni misti, diventano sempre più parte della società in cui vivono.
Pur beneficiando di alcuni diritti sociali e civili, rimangono esclusi dai diritti politici finché non riescono ad acquisire cittadinanza. Il ritardato riconoscimento della cittadinanza frappone, inoltre, un ostacolo insidioso all’identificazione delle nuove generazioni con il nostro paese.
In realtà questo quesito -conclude Bulotta- pone una domanda sull’Italia che vogliamo: se ripiegata sul passato e chiusa nei confronti del riconoscimento di una realtà multietnica ormai diffusa e consolidata, oppure aperta all’elaborazione di un’identità nazionale inclusiva e rivolta al futuro. Per questo è importante documentarsi e andare a votare con convinzione esercitando il nostro diritto di partecipare alla vita della Repubblica e della democrazia.”
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736