Regionali, la Calabria immobile e quelli che attendono...

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Franco Cimino
  20 ottobre 2019 23:29

Gli amici dei fratelli Occhiuto, sparsi per tutto il territorio regionale-anche nelle molte liste elettorali annunciate da un anno- attendono di sapere se essi avranno il coraggio di mantenere l’impegno( e le promesse) di restare in combattimento per la presidenza, costi quel che costi, fino alla piena consumazione del detto antico” anche soli contro tutti”. Ovvero, “ chi ci ama ci segua”. E, ancora: “ noi non ci fermeremo dinnanzi al bene della Calabria.” Cosenza attende di sapere se il suo sindaco farà il grande passo verso l’Olimpo della Regione. Mario Occhiuto, attende di sapere cosa deciderà Forza Italia, ora che sembra essersi fatta prendere dalla paura per l’irriducibile posizione assunta da Salvini sulla “ questione morale” riferita alla Calabria(?!). I Salvini e i salviniani calabresi, attendono di sapere se Berlusconi abbandonerà i fratelli Occhiuto e la variegata famiglia attorno ad essi costituita, e se lascerà campo libero per la designazione di un nuovo candidato, anche di sua stretta osservanza.

Il centrodestra calabrese, attende di conoscere come si si risolverà l’ardita questione per determinarsi, ciascuno dei suoi componenti, in merito. Ovvero, se andare uniti o divisi in due tronconi, lasciando isolata Forza Italia. Il sindaco di Catanzaro e l’affermata leader regionale di Fratelli d’Italia, attendono con apparente calma, se, non restando più altro tempo per scegliere, uno di loro due sarà l’obbligata candidatura di un’alleanza politica che non può perdere pezzi e regioni. Le Città di Catanzaro e di Cosenza, attendono di sapere di che fine morirà la loro legislatura, e, in subordine, se potranno riavere a tempo pieno l’impegno del loro primo amministratore, ambedue finora tenacemente impegnati, quasi in esclusiva, alla ricerca della candidatura a presidente. Gli aspiranti alla carica di primo cittadino delle due Città sopra dette, attendono con ansia che i sindaci delle stesse, siano candidati. I primi loro tifosi, infatti, sono gli attuali oppositori, che, proprio per questa speranza, da mesi hanno sotterrato l’ascia di guerra.

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La stessa situazione si verifica sul versante opposto. Nel centrosinistra, elettori e simpatizzanti e personale politico, attendono di sapere, innanzitutto, chi e cosa sia il centrosinistra, chi ne farà parte, da quando e perché. Gli stessi attendono di conoscere tre cose strettamente connesse: chi sarà il prescelto del centrodestra, chi il PD accetterà che sia il candidato del centrosinistra, cosa farà Mario Oliverio della sua insistente dichiarata autocandidatura. Anche i cinque stelle calabresi, e la parlamentare europea Dalila Nesci, in particolare, attendono di sapere se alle prossime regionali andranno con il PD o da soli, loro primo desiderio, questo, per marcare ancora la diversità con coloro i quali considerano i grandi e maldestri occupatori di quel potere che rovina. Sono in trepidante attesa anche i “grandi rinnovatori calabresi” , quei due o tre uomini, che sperano di essere chiamati dai pentastellati a rappresentare quella figura, cosiddetta libera e indipendente, della cosiddetta società civile, che dovrebbe rivoltare come un calzino la Calabria con il sostegno di quelle stesse forze che hanno contribuito a danneggiarla. Ancora più trepidanti, sono quei soliti trenta”saltinbanchisti” che cercano una lista utile per far valere il pacchetto di voti clientelari accumulati in parecchi anni di trasformismo e trasversalismo ben collaudato.

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Insomma, quei soliti che, girando in lungo e in largo da almeno un anno, dicono agli amici di candidarsi con la lista “ del presidente”. Per questo ne attendono, da un versante e dall’altro, uno quale che sia. Tutti costoro, però, sono in attesa di vedere le prossime mosse delle Procure, convinti, per ragioni diverse, che esse reciteranno un ruolo determinante ai fini delle scelte delle candidature, del loro destino elettorale o, addirittura, istituzionale in caso di avvenuta elezione alla guida della Regione. Tanti calabresi, invece, attendono di conoscere cosa faranno i due Mario, cosa decideranno i singoli partiti dei due opposti (?!) schieramenti), cosa sarà del destino dei comuni di Catanzaro e di Cosenza, quale candidato ancora una volta sarà calato dal verticismo romano, costringendo la Calabria a dividersi in due tra quelli che andranno a votare e quelli che si barricheranno in casa, così che ancora una volta meno di un terzo di essi decideranno chi , per cinque anni, “ dominerà tutti”. I calabresi, infine, attendono ancora di conoscere il giorno in cui si andrà a votare, non scandalizzandosi affatto che noi si sia l’unica regione che, a scadenza di legislatura già da settimane avvenuta, la fatidica data dipenda dalla decisione di un presidente di giunta in carica. E, di rimando, dai componenti del Consiglio che avrebbero, comunque, interesse a restare, per gli inattesi due mesi aggiuntivi, nella carica ben retribuita.

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Quelli che, invece, non attendono nulla, sono i calabresi stanchi di questa politica totalitaria e totalizzante, che, omologa tutti alla stessa logica di potere e lascia le cose lì dove sono sempre state. E, cioè, corruzione, clientelismo, familismo, incompetenza, uso strumentale del denaro pubblico, spreco delle risorse, anche ambientali, uso privatistico e personalistico delle istituzioni. Questa parte della Calabria, che finora si misura sul quarantacinque per cento, non va a votare. Sono molti anni che diserta le urne. Se ne schifa, dice, perché ha disgusto per tutta questa gente. I primi ad essersene contenti sono però proprio coloro che vengono additati quali responsabili dello sfascio. Se ci fossero gli astenuti a votare, infatti, e le liste che una parte di essi potrebbero costituito per cambiare realmente la Calabria con idee, strumenti e uomini e donne nuovi, magari con coloro i quali in passato hanno fatto battaglie di moralizzazione della politica, nessuno del vecchia cultura di potere salirebbe le scale di palazzo Campanelle e mai più entrerebbe in quella bella sala dalle poltroncine di elegante pelle rossa. Io che non attendo nulla, prevedo, per motivi che spiegherò in altro spazio, che, se i due Mario calabresi più noti oggi, avranno quella virulenza finora dimostrata e un minimo di logica che l’abbia sostenuta, resteranno candidati con le liste che hanno dichiarato di avere già costituito o con tutti quei sostenitori che non avranno paura di seguirli in uno dei soggetti politici che a destra del PD-5S e a sinistra del centrodestra sovranista, si stanno già costituendo. Il mercato della compravendita di vecchi arnesi della politica, d’altronde è da tempo iniziato.

La partita, a questo punto, potrebbero davvero giocarsela i due potenti cosentini, se dalle formazioni ufficiali non arriveranno candidature di autentico spessore morale e culturale, dal primo all’ultimo candidato. Tutto ciò si sta consumando in una Calabria allo stremo delle sue forze. La personalità che avrebbe potuto, in assenza totale della Politica, con facilità mandare a casa tutti i mestieranti e gli opportunisti per realizzare almeno una delle tante cose (la radicale riforma della burocrazia regionale con la rimozione di tutto l’armamentario finora inamovibile) opportunamente denunciate nell’incessante giro della regione. A questi incontri tanta gente, tutta buona gente, si è radunata per confermarsi nella speranza che finalmente qui qualcosa possa cambiare davvero. Una speranza “ disperata”, percependo tutti che il tempo a nostra disposizione sia scaduto da molti anni.

Quel “ora o mai più”, si è rotto, per cui “ l’ora” sta passando. E sulla terra tragicamente magnifica, baciata dal sole e “rovinata” dalle acque che la dovrebbero soltanto bagnare, rischia di radicarsi il” mai più”.

Franco Cimino

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