Regionali, la forzatura e il veto leghista, senza appello, su Mario Occhiuto

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Meloni, Salvini e Berlusconi
  12 ottobre 2019 06:03

di GABRIELE RUBINO

Alla forzatura è seguita il veto. Quella di ieri è stata una lunga giornata di passione nel centrodestra calabrese, e per certi versi nazionale. Le sfumature rimarranno pure lo sfizio preferito dalla politica, ma alla fine la stessa soggiace a regole “matematiche”, e quindi: Mario Occhiuto non sarà il candidato del centrodestra. Non può esserlo perché proprio a poche ore dall’incoronazione ufficiale di Forza Italia come designato governatore, la Lega ha detto un sonoro “no”. Un niet condiviso silenziosamente da Fratelli d’Italia. Non si torna indietro. Come se ne esce adesso? O con la rottura dell’alleanza in Calabria (e non si sa se pure nel resto del Paese), con Occhiuto pronto ad andare da solo sfidando anche l’eventuale fronte sovranista Lega-FdI. O con un nome diverso da quello di Occhiuto visto che nel respingimento leghista del sindaco di Cosenza non è stata comunque messa in discussione l’assegnazione a Forza Italia della regione. Il "passaggio" di ieri è stato pubblico, di un qualcosa che si era già consumato in maniera più riservata.

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CRONISTORIA DI UNA LUNGA GIORNATA E DELLA PLATEALE SPACCATURA- Che qualcosa potesse muoversi lo si era intuito dall’attivismo di Roberto Occhiuto che ha rilasciato più interviste sostenendo con vigore che non esistono piani alternativi al fratello. L’aperitivo per quella che sarebbe stata la mossa azzurra successiva. La gradazione è aumentata con l’anticipazione dell’Adnkronos del battesimo di Occhiuto da parte di Silvio Berlusconi. Prima una “smentita” immediata sul profilo facebook della Lega Calabria ha fatto intendere che aria tirava. L’indiscrezione su Forza Italia è poi diventata una nota formale del coordinamento nazionale di incoronamento dell’architetto. A quel punto si è scatenata l’artiglieria pesante leghista, con i piani alti che hanno lasciato filtrare il brutale: «Occhiuto non sarà il nostro candidato». In quel momento si è capito quello che stava davvero accadendo. Eravamo tornati alle “puntate precedenti” di qualche settimana fa: il nome del sindaco di Cosenza riproposto dagli azzurri sul tavolo nonostante il non gradimento degli altri due commensali. Una scena conviviale che si era già consumata, ma che da Forza Italia hanno voluto inscenare davanti a tutti per vedere l’effetto che avrebbe prodotto. È successo che il “no” nei discreti consessi romani e milanesi è stato eruttato in Calabria e in tutta Italia, interpretando la manovra come uno sgarbo. Ha chiuso il commissario Cristian Invernizzi dicendo che Occhiuto non può essere il candidato perché non rappresenta il cambiamento. Il delegato di Salvini in Calabria ha fatto capire che il veto c’era da un pezzo. Dovevano capire la musica già qualche settimana fa. Le parole dello stesso “capitano” quando è sbarcato, proprio a Cosenza, quelle dei “problemi sulla giustizia” erano proprio riferite all’architetto cosentino. Al muro leghista ha risposto Roberto Occhiuto lanciando l’ipotesi di essere pronti ad andare anche “da soli”. Intanto fuori dalla Calabria, lo scontro sul nome era diventato un caso nazionale. La Carfagna ha dato il segnale che lei sposa la causa degli amici Santelli-Occhiuto. La palla azzurra è rimbalzata contro lo steccato della Lega. Adesso bisogna capire se tutti i forzisti calabresi sono pronti a bucare il pallone per giocare una partita diversa o se preferiscono “accontentarsi” di un tiratore di riserva senza però lasciare la squadra. Il candidato resta a Forza Italia, salvo cambiamenti di scena radicali. 

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