di ANTONIO CANNONE
"Non so cosa parte oggi da questa assemblea. Non ho nessuna premeditazione, nel confronto capiremo meglio". Lo ha detto Mimmo Lucano all'assemblea della Sinistra indetta a Lamezia Terme su input del Comitato 11 giugno. Presenti, tra gli altri, Rifondazione comunista, Potere al Popolo. In prima fila, Carlo Tansi che ha già ufficializzato la sua candidatura alle Regionali .
"Siamo un po’ nell’indeterminazione, com’è nell’anima della Sinistra che una volta si chiamava extraparlamentare. Non è facile immaginare uno sbocco politico a questa iniziativa: nella politica si possono cercare poltrone o cercare ideali, io vorrei cercare sempre gli ideali. Questo non significa che c’è una chiusura a priori, perché gli ideali devono anche diventare fatti concreti, processi sociali, la costruzione di società migliori e fondate sull’uguaglianza asociale".
"Non è una cosa facile - ha aggiunto - riunire le anime della sinistra. Un conto è quando si ritrovano persone che non hanno idealità, per le quali è facile trovare accordi per arrivare al potere, invece nella sinistra c’è un’analisi molto più complessa, c’è grande voglia di approfondire e capire. Questo è un po’ anche un limite. Ho fatto forte riflessioni, c’è un equivoco del quale forse anche io sono responsabile. Un conto è una piccola realtà come Riace, dove c’è un rapporto così diretto con i cittadini e quindi c’è la percezione di una democrazia partecipata, un conto è che questi movimenti diventano globali, anche se ovviamente quello che accade a livello locale non è distaccato da processi globali. Io ho vissuto questa esperienza: io ho dato il mio contributo alla politica in questo modo, cioè fare in modo che in un piccolo governo locale è stato possibile lanciare un messaggio. Siamo consapevoli di un’enorme difficoltà a livello generale, ma questo non vuole essere un alibi per giustificare disimpegni o rassegnazione, l’ideale che tanto in un futuro possibile le cose si risolveranno. Ma questo futuro chi lo deve costruire? Io stesso vivo questa conflittualità".
E sulla sua candidatura alle Regionali: "Non ho mai pensato a candidarmi, sinceramente. Un conto è fare il sindaco in una piccola realtà, nella quale ogni giorno diventi partecipe di un’esperienza collettiva, che risponde agli ideali per i quali ci siamo spesi per tutta la vita, un conto è fare le cose più in grande. Io conosco i miei limiti, e non credo di essere nemmeno all’altezza. C’è stato un piccolo respiro, perché non c’è più quella parte politica che era diventata governo, la disumanità al potere. Ma siamo ancora agli albori di una storia che ancora deve determinare delle svolte più decise e più sicure".
Sulla questione manifesti a Riace -" Paese dell'accoglienza sostituti con paese dei Santi Cosma e Damiano"- risponde: "Non è sicuramente un fatto positivo, mi è dispiaciuto molto, perché un artista mio amico, di Libera, aveva fatto a mano un’insegna che raccontava la storia di Radio Out e di Impastato che è un’esperienza unica nell’opposizione sociale e culturale alla mafia, era il segno distintivo di una comunità che comunque fa parte di un’area invasa dalla criminalità organizzata e anche per i ragazzi che passavano da Cinisi e quindi si chiedevano cos’era avvenuto in questo piccolo paese siciliano. Anche così si costruiscono le basi per immaginare un futuro lontano da questo condizionamento mafioso. Questo mi fa ricordare quello che era avvenuto in luoghi molti lontani dalla Calabria: mi riferisco alle dittature militari in America Latina, al Cile, dove la rivoluzione popolare - ha concluso Lucano - è stata oltraggiata anche dopo la fine di Allende e una delle prime azioni dei colonnelli è stata quella di rimuovere anche tutta la letteratura e le immagini sulle pareti che raccontavano la storia della rivoluzione popolare".
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