intervista parente
11 luglio 2019 16:51di ENZO COSENTINO
Regionalismo differenziato una specie di mina vagante sul capo della gente del Sud. Della povera gente del sud che la politica nazionale e le sue succursali territoriali ha sempre preso a calci nel sedere e fatto solo elemosine rispetto all’opulento nord. Scherzare sul regionalismo può essere come scherzare con il fuoco. E’ necessario che attorno a questo tema si apra una discussione fra la gente di casa nostra. Che fra politica e politica vi sia un confronto serrato. Dopo il pensiero leghista ecco quello del consigliere regionale Claudio Parente, Capogruppo di Forza Italia, promotore dell’unico atto finora promosso dalla Regione Calabria in materia e cioè la Risoluzione n.1 del 30 gennaio 2019, approvata all’unanimità dall’Assemblea Regionale.
On.le Parente perché tanta avversione per l’iniziativa che Lega e M5S stanno portando avanti anche se con alcuni “distinguo” fra le due forze di governo?
“Perché, per come è stata rappresentata, si tratta di una vera e propria secessione. Come si fa a dire che le regioni del Sud non subirebbero alcun danno se solo nel 2017 hanno avuto circa 63 milioni in meno delle regioni del centro nord e se anche il Governatore della Lombardia Fontana insiste a dire che non ci dovrà essere più il fondo perequativo e che la ridistrubizione delle risorse, in attesa di definire i livelli essenziali delle prestazioni, i costi e i fabbisogni standard per ogni diritto civile e sociale (previsti dalla Legge Calderoli del 2009), si dovrà attenere al valore della spesa storica che in Calabria è nettamente inferiore a quelle delle altre regioni.”
Quanto può essere attinente e veritiera la posizione dei due partiti sulle responsabilità e colpe attribuibili ad una classe politica calabrese che – dicono Lega e M5S dovrebbe essere mandata a casa?
“La classe politica regionale certamente non può esimersi da responsabilità ma la colpa è, soprattutto, a livello di politica nazionale. Gli ultimi seri interventi al Sud in termini di infrastrutture risalgono all’epoca della Cassa del Mezzogiorno a cui non ha fatto seguito (se si esclude qualche intervento del Governo Berlusconi) alcuna azione di riequilibrio dei servizi. Oggi apprendiamo che anche il Fondo di Sviluppo e Coesione, cioè il fondo di investimenti al Sud viene utilizzato per ripianare altri debiti o per utilizzarlo in caso di emergenze nazionali, quindi sottraendo ulteriori risorse alle regioni meridionali, per cui è lo Stato centrale che opera per conservare o aumentare il divario tra nord e sud. Cosi come è stato per la sanità: sono quasi 10 anni che in Calabria è gestita da Commissari inviati dal Governo, che esercitano addirittura potestà legislativa, con il risultato che non solo sono peggiorati i conti ma siamo arrivati al punto che la materia è diventata un problema da protezione civile per la quale fra non molto dovremmo fare ricorso agli ospedali da campo. Ho letto che anche chi finora aveva addossato tutta la colpa dello sfascio sanitario alla politica regionale, comincia a ricredersi sull’efficacia dei commissariamenti mentre ci sarebbe bisogno di una vera riforma “calabrese” della sanità, imperniata da subito sulle emergenze territoriali e progettata con una visione strategica del futuro da affidare a persone competenti della nostra regione che non mancano certamente.”
Perché destra e sinistra vi ritrovate unite per contrastare sul piano anche costituzionale il progetto del regionalismo differenziato?
“Perché oltre ad essere palesemente in contrasto con diversi articoli della Costituzione si vede chiaramente il grande squilibrio che verrebbe a crearsi tra le varie regioni, spaccando il Paese che rischierebbe di diventare irrilevante nei confronti dell’Europa se ogni regione italiana diventasse un piccolo Stato dove le regioni povere rimarrebbero più povere e le regioni ricche diventare ancora più ricche. In altre parole verrebbe meno l’interesse all’unità nazionale.
I calabresi cosa dovrebbero sapere su questo tema tanto importante e vitale per potersi esprimere compiutamente?
“Bisognerebbe informarli con un linguaggio meno burocratico o politichese per far capire a cosa si rischia di andare incontro e cioè che i nostri figli non potrebbero partecipare ad un concorso per la scuola nelle regioni del nord perché riservato solo ai residenti di quelle regioni cosi come non potrebbero essere curati negli ospedali di quelle regioni perché le prestazioni sanitarie sarebbero rivolte prima ai loro cittadini, che non potremmo usufruire di servizi come l’alta velocità ferroviaria, autostrade all’altezza di questo nome e gli aeroporti sarebbero fortemente marginalizzati. Forse con un linguaggio più pratico qualche riflessione in più verrebbe fatta anche perché chi ci governa oggi è bravo a dirottare il dibattito politico su altro sottacendo su temi importanti come questo delle Autonomie, sperando di farlo approvare all’insaputa del popolo meridionale costretto poi a pagarne le conseguenze.”
La Lega spinge, Di Maio fa un po’ il frenatore ma i problemi dei calabresi chi li deve risolvere? E come?
“I problemi della nostra regione li deve risolvere la classe politica calabrese. Chiediamo però di essere messi alla pari nel progetto di autonomia differenziata. Non vogliamo essere assistiti ma vorremmo avere le stesse change riservate alle altre regioni, superando prima di tutto il criterio della spesa storica e definendo la percentuale di perequazione per compensare lo squilibrio ed il maltolto per oltre 40 anni. Anche se, alcune materie, come istruzione, infrastrutture e trasporti devono rimanere in capo allo Stato perché l’Italia non può essere spezzata da interessi locali che portano ad avere maggiori risorse al nord a discapito delle regioni del sud.”
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