di IACOPO PARISI
È partita da un naufragio nell'isola di Lesbo e da una ragazzina di 13 anni rimasta sola al mondo, la storia che Mariangela Paone ha deciso di inseguire per anni, fino a trasformarla in un libro. Ieri sera, al Parco Gaslini, Sospesa è stato presentato in un incontro promosso da ANPI Catanzaro presieduta da Mario Vallone, con l’autrice in dialogo con Ivana Bevacqua e Raimonda Bruno del coordinamento donne ANPI Catanzaro e con la presenza di Nunzio Belcaro, assessore comunale alle politiche sociali.
Il 28 ottobre 2015, a pochi chilometri da Lesbo, una barca di legno carica di oltre 300 persone va alla deriva. Quarantatré morti, tra cui molti bambini, e un numero imprecisato di dispersi. Tra loro c’erano i genitori e i fratelli di Rezwana: il padre Naseer, la madre Fatima, il fratellino di cinque anni e la sorellina di appena quattordici mesi. Rezwana rimane l'unica superstite. Il viaggio che doveva darle speranza diventa un'odissea che ancora oggi non si è conclusa.
“Ci sono storie che ti prendono e non ti lasciano andare”, ha spiegato l’autrice, raccontando di come abbia seguito Rezwana negli anni. Dopo aver ottenuto l’asilo in Grecia, la ragazza era riuscita a raggiungere una zia in Svezia, dove aveva iniziato a ricostruire la propria vita e stava ritrovando un senso di stabilità. Ma dopo due anni è stata rimandata forzatamente nel Paese di primo approdo, la Grecia. Lì non aveva alcun familiare, non conosceva la lingua e si è ritrovata di nuovo sola, a ricominciare da zero in un contesto che non le offriva le stesse opportunità. “È una delle tante falle del sistema europeo d’asilo – ha detto Paone – che tratta persone con percorsi e bisogni complessi come numeri da spostare”.
Nel dialogo, Ivana Bevacqua ha sottolineato come Sospesa smonti le letture semplicistiche sull’immigrazione: “Molte correnti fomentano l’odio verso lo straniero, addossandogli problemi preesistenti: è un meccanismo tipico della cultura fascista”. A questo, Paone ha aggiunto: “Lo straniero va riconosciuto come portatore dei nostri stessi diritti, e diventa risorsa quando quei diritti li acquisisce. Si cambia non cercando il nemico nell’altro, ma pretendendo il compimento dei diritti di cittadinanza per tutti”
Raimonda Bruno ha invece rimarcato l’importanza di usare la parola “migranti” per riportare l’attenzione sulle persone e non sugli Stati. A tal proposito Paone si è soffermata con forza: “Vedere su Repubblica un titolo che parlava di ‘clandestini’ è stato deprimente. Dopo l’università, vent’anni fa, una delle battaglie che facevamo era proprio sull’uso delle parole: ci sforzavamo di dire migranti, di non dire clandestini. Vedere dopo due decenni un giornale così importante ricadere in quella terminologia mi ha fatto veramente arrabbiare”.
Gli interventi introduttivi dell’assessore comunale alle politiche giovanili e sociali, Nunzio Belcaro, e del presidente dell’ANPI Catanzaro, Mario Vallone, hanno contribuito a incorniciare il senso della serata. Belcaro ha ricordato che “politiche sociali significa anche migranti” e che “le storie di bambini, donne e padri restano addosso, al di là di ogni processo politico”. Vallone ha ringraziato il pubblico per aver scelto “un incontro vero”, definendo il libro “un viaggio nelle crudeltà che attraversano il mondo dell’immigrazione”.
La serata si è chiusa con un messaggio chiaro: storie come quella di Rezwana non possono restare sospese, dimenticate nel rumore di un linguaggio che spesso disumanizza. Raccontarle significa restituire memoria, dignità e diritti.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736