Ricordo e saluto a Natale Barone, il "Cugino" di Dipignano

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images Ricordo e saluto a Natale Barone, il "Cugino" di Dipignano
Natale Barone
  03 dicembre 2019 09:07

di GIOVANNA BERGANTIN

Lo avevo conosciuto nel lontano ’87, quando alcuni amici buongustai mi portarono per la prima volta nella sua piccola Osteria, frequentatissima, nel centro storico di Dipignano, piccolo borgo in provincia di Cosenza. La saletta era piena di gruppi di ospiti seduti ai tavoli e Natale, girando tra tutti, oltre a prendere la comanda si soffermava piacevolmente, parlando più spesso di politica, e brindava con piacere con i commensali. Me lo avrà certo raccontato, ma non ho in mente come arrivò ad essere per tutti “Il Cugino”, forse perché simpaticamente chiamava tutti così.

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Ricordo il suo fare signorile e l’aplomb quasi manierato quando, con voce modulata, consigliava i piatti del giorno definendoli “ di serie A”. La situazione, dopo tanti anni, non era affatto cambiata, anche se nel frattempo la sala si era allargata con le pareti sempre più ricche di tante foto di personaggi famosi ospiti del suo locale e di articoli di giornali compresi quelli che avevo scritto su di Lui e sul locale. Natale e la signora Maria, grande chef della cucina più casalinga, familiare, accogliente e genuina che si possa immaginare, negli ultimi anni li trovavi solo a pranzo mentre Cesare, il figlio, con altro personale riceveva la sera.

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Ma la particolarità più forte del cugino Natale era senz’altro la sua conversazione forbita, impregnata di una seria e schietta convinzione politica. Lo avevo intervistato moltissime volte e sempre si gloriava della sua scelta più importante, quella di comprare e leggere libri e giornali, fin che ne aveva scritto uno tutto suo. L’ultima volta, pochi mesi fa, che sono andata a pranzo non c’era perché la malattia lo costringeva in casa e l’assenza del suo sorriso di accoglienza si avvertiva.

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Adesso per questo saluto sarà certamente contento se lo ricordiamo e lo ringraziamo per l’eredità professionale e umana che ci ha lasciato. Oggi mi sento di salutarlo così: tra tanti segreti vantava una antica pietanza cosentina, la “pasta e patati a ra tiella”, piatto che in pochi ancora realizzano. E’ a base di patate affogate nel sugo di un buon ragù che insaporisce la pasta cruda sistemata a strati nella “tiella”, coperta da formaggio pecorino grattugiato, cipolla, pangrattato, origano, sedano e peperoncino.

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