Rinascita Scott. Il pentito Mantella in aula: "Ferrante era la Banca d'Italia della 'ndrangheta"

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  29 aprile 2021 19:50

Una vera e proprio Banca d’Italia per la ‘ndrangheta. Andrea Mantella, collaboratore di giustizia, ex boss di Vibo Valentia, definisce così Gianfranco Ferrante, gestore del Cin Cin Bar, attività commerciale della città calabrese dove si sarebbero svolti anche summit di ‘ndrangheta.

Le parole di Mantella vengono scandite durante il processo “Rinascita Scott”, in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme. Alla sbarra ci sono 355 imputati e al centro ci sono le cosche del vibonese, il cui epicentro criminale sarebbe stato Limbadi, il comune della famiglia Luigi Mancuso.

Per Mantella si tratta della terza udienza: a condurre l’esame oggi il pubblico ministero Antonio De Berardo, magistrato della Dda di Catanzaro che da gennaio scorso si sta alternando con Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso.

“Ferrante l’ho sempre conosciuto come un usuraio: era una specie di broker che raccoglieva tutti i soldi delle famiglie del vibonese. Ferrante è stato sempre intraneo al clan Vallelunga e poi si è spostato nel clan di Mancuso, nella parte diplomatica”.

Secondo Mantella, il “broker” avrebbe anche partecipato ad un investimento di droga. Obiettivo: ottenere liquidità. E Francesco Scrugli, braccio di destro di Mantella, lo avrebbe comunicato all’ex boss di Vibo Valentia, ora collaboratore di giustizia. Ma il ruolo di Ferrante sarebbe stato utilizzato anche per fare da intermediario per alcune attività estorsive, come nel caso di quella avvenuta ai danni di una concessionaria di Vibo Valentia”. Qui Mantella spiega come avvenivano i meccanismi interni di estorsione. C’era una specie di “black list”, un elenco di attività da estorcere. E quattro erano i capi di questo segmento estorsivo: “Paolo Lo Bianco, Filippo Catania, Enzo Barba”.

La seconda parte dell’esame  è stato dedicato alla figura dell’avvocato Vincenzo Renda, su cui Mantella e i suoi avrebbero potuto decidere sulle assunzioni di sodali e di soggetti legati ad esponenti della ‘ndrangheta di Vibo Valentia nel supermercato Eurospin di Vibo. “Alcuni di persone di queste, non andavano nemmeno a lavorare, al massimo qualcuno andava a firmare la busta paga”

Secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, dopo che Vincenzo Renda e Agostino Crudele “avevano ottenuto da Pantaleone Mancuso, detto "Scarpuni", boss di spicco del clan di Limbadi, la “protezione mafiosa” dell’attività economica in virtù degli ottimi rapporti intercorrenti con la famiglia Mancuso, Andrea Mantella – ritenendo che l’attività commerciale ricadesse nella zona di propria competenza mafiosa.

Ultimo capitolo dedicato a Pietro Giamborino, ex consigliere regionale: “Uomo di ‘ndrangheta, marchiato, vicino ai Piscopisani ma anche a Saverio Razionale, con il quale mangiavano insieme. Io l’’ho saputo da suo cugino, Pino Galati”. Il pm chiede a Mantella se lui si sia mai interessato alla raccolta di voti per Giamborino: "Cercammo voti per lui ma non ricordo di quale elezioni si trattasse, non mi occupavo di politica. Lo abbiamo fatto perchè ci poteva tornare utile". 

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Su queste presunte utilità, il collaboratore ne porta esclusivamente una ad esempio, non riuscendo a ricordarne altre: tramite Giamborino, il pentito avrebbe ottenuto l'ok dalla società di rifiuti di Vibo per accaparrarsi la possibilità di ottenere 3 camion per il trasporto dei rifiuti.  

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 All'inizio dell'udienza il Tribunale presieduto dal giudice Brigida Cavasino ha accolto la nomina dell'avvocato Tiziana Barillaro da parte di Pasquale Bonavota, latitante, già condannato all'ergastolo: la nomina è arrivata con una lettera raccomandata al Tribunale, dopo che nell'udienza 16 febbraio è stato rigettata perché la nomina risultava priva della data e dell'autentica (ed.cor).

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