Rinascita Scott. Il pentito Mantella racconta lo "strano" interrogatorio con la Dia di Napoli

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images Rinascita Scott. Il pentito Mantella racconta lo "strano" interrogatorio con la Dia di Napoli

  03 maggio 2021 20:14

di EDOARDO CORASANITI

Un interrogatorio che ha sorpreso persino Andrea Mantella, collaboratore di giustizia, ex boss di Vibo Valentia, imputato e uno dei principali testimoni del maxi processo anti 'ndrangheta "Rinascita Scott". Mantella oggi in aula racconta di un incontro piuttosto anomalo con la Dia di Napoli, registrato a dicembre 2016. Le stranezze sono più di una: tempo di durata (15 minuti), modalità di esecuzione dell'interrogatorio, domande poste fuori dalla verbalizzazione.

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Rispondendo alle domande della pm Annamaria Frustaci e seguendo un verbale di interrogatorio del 2019 (davanti alla Dda di Catanzaro) in cui ha riportato la vicenda, Mantella in aula dice che "due persone mi dissero che erano della Dia di Napoli. In modo confidenziale mi dicevano "Ciao Andrea, hai fatto bene che hai collaborato con la giustizia’". Ed è già qualcosa che sembra non quadrare: "Non c’erano mai state confidenze, mai in assenza del mio avvocato, c’è sempre il procuratore. Io ero sorpreso".

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Così si passa alla verbalizzazione di questo incontro: "E' stata fatta dopo, prima abbiamo chiacchierato nei corridoi della Dia. Uno alto, uno bassino. In confidenza mi diceva che avevo fatto delle dichiarazioni, io gli ho raccontato al storia dei miei familiari che mi hanno ripudiato, che stavo facendo dichiarazioni contro i Mancuso, Lo Bianco, Pittelli, mi ha chiesto se sapevo qualcosa anche della massoneria, gli dissi di sì". 

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C'è un altro aspetto che non torna e che a Mantella stessa suscita sospetti: "Uno dei due si avvicinò ad un componente della scorta e disse "da dove venite". Era curioso di capire da dove arrivavamo. Tanto che il capo scorta si è innervosito e ha detto ‘noi veniamo da Roma dal servizio centrale e basta’. Insomma, voleva sapere del sito riservato".

"Abbiamo fatto questo interrogatorio forse di 15 minuti, e dopo la fonoregistrazione abbiamo continuato pure a parlare. I miei interrogatori iniziavano la mattina presto e finivano la sera tardi, eravamo tutti sorpresi. Anche la scorta ‘hai sempre fatto notte con i tuoi interrogatori, che è successo. In pratica c’è stata prima una lunga chiacchierata ufficiosa e solo dopo è stato acceso il registratore. Posso dire con certezza che è durata più la chiacchierata dell’interrogatorio vero e proprio che è durato in realtà molto poco". 

Il protocollo sembrerebbe saltato in quell'interrogatorio del dicembre 2016:  "Mi hanno chiesto della massoneria,  e se le mie dichiarazioni si spostavano su appartenenti alla ‘Ndrangheta, lui spostava sempre il ragionamento per sapere dei "professionisti". Spostava sempre il discorso su avvocati, anche se quando abbiamo aperto la fonoregistrazione si è parlato solo di un aspetto. Io poi ho firmato e ho detto "cose da pazzi’, era rimasta perplessa anche la scorta". 



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