Rinascita Scott. Il processo del colonnello Naselli trasferito a Vibo Valentia: Catanzaro dichiara l’incompetenza territoriale

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Giorgio Naselli

  10 giugno 2021 10:34

di EDOARDO CORASANITI

Il Tribunale di Catanzaro ha dichiarato l’incompetenza territoriale (derivante da connessione) per il troncone di Rinascita Scott che vede imputato il carabiniere Giorgio Naselli, il colonnello accusato di violazione del segreto istruttorio e abuso d'ufficio ed è finito tra le carte della Procura per aver rilevato alcune informazioni all’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli: il collegio presieduto dalla giudice Carmela Tedesco questa mattina ha inviato gli atti al Tribunale di Vibo Valentia.

Oltre a Naselli (difeso dagli avvocati Giuseppe Fonte e Gennaro Lettieri), ci sono anche  Calabretta Giuseppe, 1969, (difeso dall'avvocato Rocco Maria Di Dio), Delfino Rocco Alias “U Rizzu”, 1962, (difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Mirna Raschi), Delfino Salvatore, 1990, (difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Mirna Raschi), Forgione Roberto, 1982, (difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Mirna Raschi), Naselli Giorgio (carcere- domiciliari- libero su decisione della Cassazione), 1967, Tripolino Ilenia, 1989 (difeso dall'avvocato Guido Contestabile e da Stefano Commisso).  

Alla precedente udienza le difese avevano chiesto il trasferimento del processo a Teramo.

Due capi d’accusa avvolgono la posizione di Naselli: il contenuto di alcune indagini condotte dai carabinieri di Pioltello e che sarebbero state d’interesse all’avvocato Giancarlo Pittelli e una pratica pendente su Rocco Delfino presso la Prefettura di Teramo e della quale Naselli si sarebbe interessato rivelando quali erano le criticità, oggetto delle verifiche in corso coperte dal segreto istruttorio. Relativamente alla fase cautelare, il Tdl ha annullato il primo capo d'imputazione, mentre il secondo è stato fatto cadere dalla Cassazione.  

Altro personaggio chiave di questo troncone processuale è Rocco Delfino, originario di Gioia Tauro, accusato di essere vicino ai clan Piromalli e Molè e di aver cercato di eludere le norme sulla prevenzione patrimoniale. Dunque, con lo scopo di sottrarsi ai provvedimenti ablativi, il 58enne avrebbe realizzato una serie di condotte finalizzate all'attribuzione fittizia delle quote della società Ecotrasporti srl (di Palmi), poi “M.C. Metalli srl”. La sintesi giuridica è tradotta con l'accusa di trasferimento fraudolenti di valori. 

 

 


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