Rinascita Scott. Inammissibile il ricorso della Procura di Catanzaro: l'avvocato Calabretta resta libero

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Giulio Calabretta
  30 ottobre 2020 19:28

di EDOARDO CORASANITI

L'avvocato Giulio Calabretta aspetterà il processo a suo carico da uomo libero e non agli arresti domiciliari come avrebbe voluto la Procura di Catanzaro. A conclusione dell'udienza di ieri, la Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato dai magistrati inquirenti del capoluogo di regione. Il 19 dicembre 2019 Calabretta viene bloccato a casa dall'ordinanza di custodia cautelare dal nome in codice "Rinascita Scott". Nelle stesse ore, in tutta Italia e soprattutto in Calabria, la copia dell'atto firmato dal giudice Barbara Saccà finisce nelle mani di altri 333 indagati sottoposti a misura cautelare. In totale, a fine giornata, saranno 416 gli iscritti nel registro degli indagati. Oggi, dopo l'ampliamento delle investigazioni, nell'aula bunker di Roma ci sono 452 imputati.

Altri quattro invece scelgono il rito immediato e il Tribunale di Vibo Valentia fissa l'inizio del dibattimento per il 9 novembre. In questo filone si legge il nome di Giulio Calabretta, 45 anni, avvocato, accusato di rivelazione di notizie d’ufficio. Secondo l’imputazione, insieme a Giancarlo Pittelli (ora agli arresti domiciliari LEGGI QUI), Calabretta avrebbe istigato il carabiniere Giorgio Naselli (in carcere, poi ai domiciliari, ora libero LEGGI QUI) “ad esaminare una pratica” pendente alla prefettura di Teramo nell’interesse di Rocco Delfino (dominus della M.C. Metalli Srl, prima in carcere, poi domiciliari e ora in libertà LEGGI QUI) e Giuseppe Calabretta (libero).

Dopo l'emissione della misura degli arresti domiciliari, Calabretta e il suo legale Attilio Matacera presentano il ricorso al Tribunale della Libertà: "Ordinanza annullata", si legge in fondo al provvedimento che rimette in libertà l'avvocato. Dopo qualche mese arrivano le motivazioni: “Il collegio ritiene che gli elementi raccolti a carico dell’indagato non raggiungano la soglia della gravità indiziaria”. E ancora: “Né si potrebbe sostenersi una sorta di rafforzamento dell’intento criminoso da parte dell’indagato, non ravvisandosi alcuna forma di incitamento o preventivo accordo”.

La Procura legge l'atto e impugna in Cassazione: i giudici romani però continuano sulla scia del Tribunale della Libertà catanzarese, escludendo così la necessità di limitare la libertà personale all'avvocato di Satriano.

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