Rinascita Scott. L'ufficiale dei carabinieri Naselli si difende: "Sconcertato per le accuse"

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Giorgio Naselli
  14 gennaio 2020 17:59

di EDOARDO CORASANITI

 “Profondo sconcerto per quello che è successo e totale estraneità ai fatti”. Giorgio Naselli, l'ex comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro coinvolto nell’operazione anti ‘ndrangheta “Rinascita-Scott”, si difende di fronte ai giudici del Tribunale della Libertà dalle accuse di "rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio" (articolo 326 codice penale).
Prima delle sue dichiarazioni spontanee ai giudici De Gregorio, Manna e Sorrentino, a sostenere l’illegittimità dell’ordinanza di custodia cautelare sono stati i suoi avvocati, Giuseppe Fonte e Gennaro Lettieri.

Naselli, che davanti al Gip si è avvalso della facoltà di non rispondere, è detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. 

Per i legali non ci sono minimamente le ragioni per trattenere Naselli nel carcere militare, che hanno richiesto l’annullamento della misura cautelare durante la loro lunga discussione nell'udienza. 


Sono 80 le misure cautelari modificate: 29 dal Giudice delle indagini preliminari e 51 dal Tribunale della libertà di Catanzaro (LEGGI QUI).

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LE ACCUSE:

Secondo la Procura guidata da Nicola Gratteri, Naselli avrebbe rivelato indagini in corso all’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, anche lui coinvolto nell’operazione e trasferito nel carcere di Nuoro.

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Per gli inquirenti, il colonnello avrebbe rivelato a Pittelli il contenuto di alcune indagini condotte dai carabinieri di Pioltello (Comune della città metropolitana di Milano) su un assegno a vuoto di 400mila euro di un imprenditore, cliente dell’avvocato catanzarese. 

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Sempre secondo la ricostruzione della Procura, in un altro caso il militare, su richiesta di Pittelli, si sarebbe interessato della vicenda della M.C. Metalli srl di proprietà di Rocco Delfino detto “U Rizzu”, considerato esponente della ‘ndrangheta ed in particolare legato alle cosche Piromalli e Molè di Gioia Tauro, storiche alleate dei Mancuso.   La M.C. Metalli aveva una pratica pendente presso la Prefettura di Teramo e della quale Naselli si sarebbe interessato rivelando quali erano le criticità, oggetto delle verifiche in corso coperte dal segreto istruttorio.

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