Rinascita Scott. Mantella show in aula sulla massoneria deviata: "Favori con giudici, medici, politici"

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Giancarlo Pittelli
  27 aprile 2021 20:31

di EDOARDO CORASANITI

Per Andrea Mantella, collaboratore di giustizia, ex capo cosca di Vibo Valentia, è un pallino fisso quello di Giancarlo Pittelli, avvocato, ex parlamentare, prima in carcere e ora gli arresti domiciliari. Una specie di jolly da poter rilanciare per far alzare le antenne a pm e giornalisti.

All'udienza del processo "Rinascita Scott", in corso a Lamezia Terme, il pentito risponde alle domande del pm Antonio De Bernardo e, partendo dalla mappatura delle cosche del vibonese, arriva a fotografare le reti che avrebbero intrecciato 'ndrangheta e massoneria. Da quello che racconta Mantella, dal circuito massonico si potevano ottenere favori con "tramite giudici, medici, politici, ecc". E tutto questo "verrà fuori fra pochi mesi".  Al centro del racconto, Giancarlo Pittelli: "Con Luigi Mancuso erano legati da un rapporto di fratellanza per come mi riferiva sia Razionale che il mio ex capo Carmelo “Piccinni”. Era un amico fedele di Luigi Mancuso, non un avvocato".
 
Rimanendo all’avvocato Pittelli, il collaboratore ha riportato la circostanza legata all’arresto di Biagio Vinci e Gregorio Gasparro e di averla appresa da Razionale: "Mi raccontò che Pittelli andò a parlare con un giudice e che all’uscita dal palazzo di giustizia disse a Razionale stesso che uno dei due sarebbe dovuto  rimanere in carcere e, dunque, di scegliere chi far uscire. Ovviamente quest’ultimo optò per il nipote Gasparro". 

Ci sono sempre i soldi, come quelli versati da Francesco Patania per ottenere benefici nel processo “Nuova Alba”: "Mi riferì che avrei dovuto consegnare per suo conto 50mila euro a Giancarlo Pittelli per farlo intervenire per addolcire un magistrato nell’ambito del processo “Nuova Alba”. Alla fine effettivamente lui fu assolto; successivamente mi disse poi che doveva ringraziare Giancarlo al quale aveva dovuto dare un sacco di soldi specificando che si trattava di una circostanza necessaria perché se fosse stato condannato non avrebbe potuto più lavorare". 

Stesso copione per Pino Barba, alias “Pino Presa”, che per come "mi riferì Franco Barba, questi aveva aggiustato la sua situazione nell’ambito dello stesso procedimento e se non ricordo male in secondo grado c’era anche il presidente Petrini; anche in questo caso parlò Giancarlo Pittelli che lo fece uscire indenne". E da questa vicenda esce fuori il caso che ha determinato l'indagine in cui lo stesso Staiano e Mantella sono imputati e dove, alla scorsa udienza al tribunale di Catanzaro, sono emersi elementi che potrebbero rivelarsi decisivi (LEGGI QUI). 

Tutte accuse che adesso dovranno essere verificate, incrociate con altri dati e spunti investigativi che emergeranno (o non emergeranno) in dibattimento: perché, come per tutte le accuse, quelle dei collaboratori di giustizia hanno bisogno di riscontri esterni e attendibili. E, soprattutto, di prove che potranno essere tali solo dopo il confronto anche con le difese degli imputati.

Durante l'udienza, una giornalista della testata online Corriere della Calabria, Alessia Truzzolillo, collaboratrice dell'ANSA, è stata fermata in maniera brusca e strattonata da un carabiniere in borghese, capo scorta del pm d'udienza, dopo che si era avvicinata al banco dell'accusa per fotografare il magistrato.

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