Si torna a parlare di perizie fasulle nel processo “Rinascita Scott”: oggi il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, 49 anni, di Vibo Valentia, ritorna a parlare del suo soggiorno agli arresti domiciliari alla clinica “Villa Verde” di Cosenza: “Con l’escamotage delle perizie fasulle avevo permessi e passavo da Villa Verde a Valentia durante il fine settimane. Non avevo problemi di orario”.
Al pubblico ministero Annamaria Frustaci, Mantella parla delle somme che avrebbe pagato al dottore Luigi Arturo Ambrosio, 82 anni di Castrolibero, imputato nel processo davanti al Tribunale collegiale di Catanzaro (LEGGI QUI).:“Ho sempre pagato per ottenere permessi, ho pagato il dottore Ambrosio per l’acquisto della macchina di suo figlio. Ma anche orologi, tappeti, condizionatori”.
“Mai visitato dalla polizia, solo una sera “stranamente” dalla Polizia di Vibo Valentia. Era strano perché su Cosenza non erano competenti loro. La cosa mi ha insospettito e dopo sono stato colpito dall’operazione “ The Goodfellas”. Poi il Riesame dopo 15 giorni il Riesame ha annullato la misura cautelare”.
"Avevo dei cellulari che li usavano come citofono, cioè utenze usate esclusivamente con un solo numero, ad esempio con Salvatore Morelli, altrimenti si rischiava che il “numero” si bruciasse, venisse intercettato.
Per avere numeri e cellulari prendevo i documenti dei pazienti dalla clinica”, dice Mantella.
Nella narrazione ci finisce anche il collaboratore di giustizia Samuele Lovato, vicino alla cosca Forastefano della Sibaritide, all’epoca dei fatti della “Villa verde” e diventato “amico” di Mantella durante i giorni nella clinica cosentina anche se “provò la carta di uscire tramite l’avvocato Salvatore Staiano ma poi non riuscì”.
Stesso sistema per Francesco Scrugli, amico di Mantella: “Era a Teramo in carcere. Io ho insistito con lui affinché si sottoponesse alla visita medica, tramite una perizia psichiatrica, per finire sempre a Villa Verde. Dopo aver fatto da tramite l’avvocato Staiano, andò a finire a Villa Verde. Chiamai subito il dottor Ambrosio per intimargli di mettere Scrugli al secondo piano”.
Anche se inizialmente il percorso per Scrugli non era stato così veloce. La prima perizia va male e Mantella afferma che il medico sarebbe stato d’accordo con i Lobianco a lui contrario: Scrugli voleva ucciderlo. Il pentito non ricorda però come è venuto a sapere della circostanza per cui il perito avrebbe "preferito" i Lobianco.
La seconda parte dell'esame, condotto dal pm Antonio De Bernardo, si è concentrato sulla cosca di 'ndrangheta riferibile alla famiglia Bonavota di Sant'Onofrio.
In mattinata invece il collegio ha rigettato l'eccezione di nullità del decreto che ha disposto il giudizio proposta dalle difese dopo la ricusazione della Corte d'Appello di Catanzaro nei confronti del giudice Claudio Paris (LEGGI QUI).
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