di PAOLO CRISTOFARO
E' stato eseguito, dall'Ente comunale, il riordino del cimitero di Squillace, da tempo in condizioni di degrado, più volte segnalate dai cittadini. Ora, a qualche giorno dalla commemorazione dei defunti, il 2 novembre, si vedono bianchissime e perfettamente in fila delle croci bianche; intorno tutto pulito. Tuttavia una questione, in particolare, ha sollevato non poche polemiche sui social tra i cittadini del borgo. Le croci, infatti, sono state numerate ordinatamente, ma senza i nomi sopra. Vi è un elenco, quindi, dal quale si potrà evincere chi è sepolto sotto le varie croci, ma su queste ultime alcun indicazione. "Davanti alla morte, al camposanto, tutti sono uguali" esclama qualcuno che, invece, ha apprezzato la sistemazione. In molti, però, non la pensano allo stesso modo.
In un mondo dove il valore degli individui si perde sempre di più, per qualcuno, questa numerazione post-morte, sarebbe l'ennesima scelta inumana, di una civiltà troppo meccanizzata, capace sempre più di programmare e di ordinare, ma non di sentire, di sentirsi umana. E sì! Anche quella sepolcrale è una tradizione e qualcuno ci tiene. Dopotutto, non è dibattito nuovo né originale, dato che nei secoli si è sempre discusso dell'uguaglianza di fronte alla morte, dalla praticità dei sistemi cimiteriali, della diversità degli individui, della memoria da conservare e tramandare.
Basti ricordare il grande Foscolo, che dopo l'editto napoleonico di Saint Cloud, del 1804, compose l'opera "Dei Sepolcri", nella quale si esaltava il valore della memoria e delle sepolture come traccia storica anche per i posteri. Tutto a norma di legge, dunque, a Squillace. Un cimitero sicuramente ordinato e pulito. Ma chi ha ragione? Ha ragione chi sostiene che al camposanto si è tutti uguali - nessuno problema dunque ad essere numerati con croci identiche - o chi, al di là delle questioni di uguaglianza e diversità, ritiene fondamentale il valore della memoria e della diversità tra gli individui? Il dibattito rimane aperto.
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