di RITA TULELLI*
In un'epoca dominata dalla tecnologia e dalla connettività, le piattaforme social stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella vita quotidiana delle persone. Facebook, Instagram, TikTok e altre piattaforme non sono più solo strumenti per connettersi con amici e familiari, ma veri e propri spazi di costruzione e definizione dell'identità personale e collettiva. Questo fenomeno solleva domande importanti sul modo in cui l'identità viene formata, espressa e percepita nell'era digitale.
L'identità personale è un costrutto dinamico, influenzato da fattori interni come la personalità e le esperienze di vita, ma anche da elementi esterni come la cultura, le norme sociali e le interazioni con gli altri. I social media amplificano questa dinamica, offrendo agli utenti strumenti per curare e modellare la propria immagine pubblica. La possibilità di scegliere foto, parole e contenuti da condividere consente di creare una versione idealizzata di sé, che spesso riflette più aspirazioni che realtà.
Le piattaforme social incentivano comportamenti legati alla ricerca di approvazione. Like, commenti e condivisioni agiscono come metriche di validazione sociale, influenzando non solo il modo in cui gli altri percepiscono un individuo, ma anche il modo in cui l'individuo percepisce se stesso. Questo fenomeno è particolarmente evidente tra i giovani, che sono più vulnerabili alla pressione sociale e al confronto con i coetanei. La continua esposizione a contenuti idealizzati può generare ansia, insicurezza e una percezione distorta di cosa sia normale o desiderabile.
Le piattaforme social hanno introdotto il concetto di "performance identitaria", dove gli utenti si comportano come attori su un palcoscenico digitale. Ogni post, storia o video diventa una parte di una narrazione più ampia, che viene costantemente aggiornata e monitorata. Questo tipo di performance può favorire l'esplorazione di diverse sfaccettature della propria identità, ma può anche portare a una disconnessione tra l'identità online e quella offline.
Un altro aspetto cruciale è la creazione di comunità online. I social media permettono di connettersi con persone che condividono interessi, valori o esperienze simili, contribuendo alla formazione di identità collettive. Tuttavia, questa dinamica può anche rafforzare la polarizzazione e creare "bolle" informative, dove si tende a interagire solo con chi condivide le proprie opinioni.
Nonostante i rischi associati, come la dipendenza dai social o l'impatto negativo sulla salute mentale, le piattaforme digitali offrono anche opportunità significative. Possono fungere da strumenti di empowerment, dando voce a gruppi marginalizzati e promuovendo la diversità. Inoltre, i social media facilitano l'accesso a risorse educative e la possibilità di apprendere da culture diverse, arricchendo così il processo di costruzione identitaria.
Il ruolo delle piattaforme social nella formazione dell'identità è complesso e sfaccettato. Esse rappresentano sia una sfida che un'opportunità, influenzando profondamente il modo in cui le persone vedono se stesse e il mondo che le circonda. Per navigare in questo panorama, è essenziale sviluppare una consapevolezza critica e promuovere un utilizzo equilibrato e responsabile di questi strumenti.
*Avvocato
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