Rosa Pia D'Acri, neo designata Responsabile politica del Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Dipartimento della Cultura della Regione Calabria non nasconde il suo impegno e ricorda la circostanza della sua candidatura.
"Se dovessi indicare con una parola la sostanzialità della circostanza da cui è emersa la proposta della mia candidatura, sceglierei il termine inglese serendipity, ossia la fortuna di trovare, per puro caso, qualcosa di inatteso ma particolarmente piacevole in una condizione, ripeto, di ingenua incuranza - spiega - Durante una chiacchierata, essenzialmente informale, con il presidente, in cui si disquisiva ideologicamente di svariati temi, dalle generalità alle ambizioni occupazionali, egli asserì di essere colpito dalla mia giovane e spumeggiante personalità, aggiungendo un commento che si rivelò un pungolo socratico: “Immagino che, tra i suoi interessi, non rientri, in modo preponderante, anche quello per la politica”. Al che controbattei: “Come potrei sottrarmi alla responsabilità di sentirmi ed essere parte attiva della Res publica”? Io, come tutti, ho il diritto ed il dovere di essere Res publica. Credo che nessuno possa e debba permettersi questo diniego, non fosse altro che per la rispettabilità civica nei confronti di se stessi”. Fu così che il Presidente mi chiese, celermente, la possibilità di procedere con una telefonata propositiva".
"Questo - spiega - è stato lo scenario da cui è emersa l’elargizione della candidatura. Ne ha conseguito che, per quanto mi riguarda, l’accettazione della proposta è avvenuta come un dovere civico e morale, sulla base di una compartecipazione ideologica ed emotiva agli ideali di Realtà Popolare. Scelta avvalorata anche dalla mia condizione anagrafica, dal desiderio di dimostrare, ad un’Italia spesso scettica, che noi giovani, se opportunatamente guidati, possiamo elargire contenuti proficui e costruttivi. Il monito emergente rievoca le parole di Rinaldo Sidoli secondo il quale, oltre a quanto fatto, quello su cui dovremmo indirizzare la nostra attenzione è quello che avremmo potuto e dovuto fare , per non ritrovarci a rimpiangere quanto non fatto per il nostro Paese. Ed io non voglio ospitare il tormentoso sentimento della manchevolezza, anche perché, come scrisse Thomas Mann: “L'apoliticità non esiste. Tutto è politica.”
"Credo nel valore delle azioni, nel cambiamento positivo, ancor più, credo nei giovani, nell’importanza del nostro coinvolgimento e nella ferrea ed inesauribile attenzione che dovremmo prestare alla cultura, all’istruzione, ai luoghi fondativi della nostra esistenza, quali la scuola, l’università, e non solo, in quanto fonti di perfettibilità per una formazione continua che ci permetta di convertire le nozioni derivanti da un atto erudito in elementi costitutivi della personalità, di formarci culturalmente, personalmente e socialmente, integrarci con gli altri giungendo alla consapevolezza di noi stessi e di quanto ci circonda. Mi auguro - conclude - che il mio “mettermi in discussione” possa essere esemplificativo per chi sta dall’altro lato, in special modo, per i miei coetanei".
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