Rosita Paradiso, dirigente scolastico: "Ragazzi, pensate con il cuore e sentite con la testa" (VIDEO)

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images Rosita Paradiso, dirigente scolastico: "Ragazzi, pensate con il cuore e sentite con la testa" (VIDEO)
Rosita Paradiso
  20 gennaio 2020 16:33

Rosita Paradiso è Dirigente scolastico dell’IIS Pezzullo-Quasimodo-Serra di Cosenza. Una laurea in filosofia, diversi master e specializzazioni, ha la passione per la lettura, la musica e il teatro. Esperta formatrice, insegna Filosofia Morale e Storia dell’IRC all’Istituto Teologico di Scienze Religiose di Rende, collegato all’Università teologica di Napoli. Presidente della Sezione UCIIM di Cosenza, Past President del Soroptimist Club di Cosenza. Si interessa di legalità e di opportunità di studio per i cittadini stranieri, tanto che dal 2015 al 2018, in qualità di Dirigente scolastico, ha attivato il CPIA di Cosenza.

Professoressa, su quali azioni bisogna puntare per rialzare il livello culturale della Calabria?

“Per l’esperienza che ho maturato è naturale pensare che proprio fra i banchi di scuola si formino gli uomini e le donne del domani e che, seppur spesso criticata, l’istruzione scolastica sia fondamentale e direi indispensabile per la crescita e la
formazione di ciascun individuo. Un’istruzione, però, di ampie vedute che, attraverso un approccio multi e trans-disciplinare, punti soprattutto ai processi di socializzazione insegnando ai giovani ad ‘essere’ e a ‘stare con gli altri’ in una condizione di apprendimento dinamico con il ‘diverso da me’ e ‘l’altro’, ponendosi in un’ottica di confronto e di crescita nella comprensione di una realtà sempre più complessa e nella promozione di una identità culturale, forte, che rafforzi la coesione della nostra Terra. Ritengo che di questo compito debbano farsi carico non solo gli operatori della Scuola e delle Università, ma anche tutti coloro che si pongono con ruoli formativi all’interno di associazioni, gruppi sportivi, movimenti vari, in modo tale da ampliare la consapevolezza della funzione e del valore del sapere per una piena promozione e valorizzazione delle nostre belle
intelligenze calabresi”.

Ascoltando alcuni fatti di cronaca il presente ci sconforta e il futuro ci preoccupa. Come la scuola interviene sulle dipendenze dei giovani da droghe, alcool e cellulari che creano sempre più episodi di bullismo e morte?

Queste, alcune, fra le emergenze di rilevanza cruciale di cui la scuola è chiamata a prendersi carico. ‘Non abbassare mai la soglia dell’attenzione’ ripeto spesso a me stessa, in famiglia e nella mia comunità scolastica. La prevenzione nelle scuole rappresenta, a mio avviso, un’importante risorsa nel trasmettere ai giovani il messaggio che se ne può parlare insieme e i singoli e svariati incontri  con gli esperti del settore, spesso, rappresentano occasioni importanti di confronto e di approfondimento delle problematiche. Più concretamente, però, penso che per contrastare ogni forma di dipendenza patologica tra i giovani (droga, alcol, bullismo, cyber-bullismo, ludopatia, l’uso smodato di smartphone e tablet nonché il fenomeno giapponese di “ritiro sociale” degli Hikikomori), occorra favorire soprattutto la consapevolezza del legame tra comportamenti personali e salute, promuovendo negli allievi la ‘cultura della legalità attraverso la ricerca e la scoperta del valore positivo di una vita sana, di relazione e di ascolto quale fonte di arricchimento culturale e sociale. Il mondo giovanile
va osservato da diverse angolazioni e un ruolo importante nell’approccio a problema sulle dipendenze ‘tout-court’ è sicuramente legato al rapporto tra scuola, famiglia, sistemi educativi e Forze dell’Ordine che deve essere
maggiormente considerato in un’ottica di interazione e integrazione perché, ogni tipo di dipendenza, soprattutto le ‘new addictions’ (il termine inglese deriva dal latino ‘addictus’ che fa riferimento ad una condotta attraverso cui un individuo
viene reso schiavo), contiene aspetti psichici e comportamentali, che possono avere radici sia individuali che sociali. Costruire una rete, una sorta di ‘alleanza educativa’ significa aver ben chiara l’idea che unendo le forze, le idee e le risorse di tutti in un’azione unitaria ed integrata, è possibile conseguire dei risultati più efficaci affinché i giovani, crescendo, abbiano punti di riferimento saldi e precisi, restando tenacemente ancorati ai veri valori della vita, contro ogni
forma di schiavitù”.

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Dalla sua esperienza di Dirigente di lungo corso, nota una certa sfiducia dei giovani di oggi in merito all’attuale offerta formativa? Che differenze rispetto al passato?

La scuola e la cultura in genere sono gli autentici lieviti della rivoluzione economica e, di conseguenza, i motori sempre accesi dell’ascensore sociale; di questo sono fermamente convinta, ma ciò implica una lettura attenta della realtà che cambia e una capacità della scuola di individuarne le dinamiche interne per evitare che essa stessa si trasformi, per qualcuno, in un mero ‘passatempo’ perché noiosa, obsoleta, e soprattutto lontana dai propri bisogni. Attualmente dirigo un Istituto di Istruzione superiore di II^ grado di Cosenza con gli indirizzi ITE (tecnico economico ossia ex-ragioneria), CAT(costruzione ambiente e
territorio ovvero ex- geometra) e Liceo Scientifico Scienze applicate i quali per la natura intrinseca, propria delle scuole tecniche, formano non solo dal punto di vista teorico, ma anche pratico, permettendo ai giovani di applicare da subito,
nella realtà, le materie studiate. Attraverso i laboratori scolastici e le esperienze di PTCO (percorsi trasversali competenze e orientamento ex attività alternanza scuola/lavoro)svolte in aziende, presso enti, camere di commercio, istituti
bancari e quant’altro, gli Istituti tecnici preparano al meglio per il mondo del  lavoro perché forniscono gli strumenti necessari per apprendere un mestiere o una professione ed entrare presto nel mondo del lavoro oltre che poter accedere all’albo delle professioni tecniche o, nel migliore dei casi, proseguire gli studi inenti di istruzione e formazione tecnica superiore o nei corsi di laurea”.

Allora, cosa consiglia alle famiglie e ai ragazzi per il loro futuro?

“ Le famiglie incoraggino i propri figli ad inseguire i loro sogni, aiutandoli però a restare con almeno un piede saldo, per terra, guardando al proprio futuro con un occhio verso i propri interessi e un altro verso il mondo del lavoro, nel quale dovranno e vorranno realizzarsi come persone e cittadini attivi, perché la realtà, spesso, riserva sorprese e novità di fronte alle quali, per agire, occorre avere la famosa ‘cassetta degli attrezzi’ che si apprende in gran parte a scuola, però quella giusta. Ai ragazzi consiglio di ’pensare con il cuore e sentire con la testa’, ossia favorire le personali inclinazioni e imparare a conoscersi per capire quali sono le proprie abilità e competenze e scegliere il percorso formativo più adatto alle proprie caratteristiche personali e passioni ”.

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