All’appello lanciato dal Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio, si unisce quello del promoter e scrittore Ruggero Pegna, autore del romanzo antirazzismo “Il cacciatore di meduse”, commovente storia di un migrante somalo e dei suoi amici immigrati di tutto il mondo.
(Il romanzo è stato appena premiato col Premio Roncone a Grottole di Matera e ristampato da Falco Editore per la grande richiesta proveniente inannzitutto da molti Istituti Scolastici. E’ stato inserito, infatti, tra i libri che la World Social Agenda ha consigliato a docenti e studenti sul tema “Migranti e diritto al futuro”).
“Concordo con l’invito del Presidente Oliverio. In un Paese normale – afferma Pegna - non è possibile che si censuri un film che parla di umanità e che già con il titolo stesso, Tutto il mondo è paese, è un messaggio di pace, fratellanza e civile convivenza. Una Rai che non lesina programmi di ogni tipo, non sempre di spessore culturale, sociale e artistico meritevoli del prestigio e del ruolo delle Tv pubblica, non può censurare per motivi chiaramente politici un prodotto di alta qualità, con grandi protagonisti come Beppe Fiorello e la regia di Giulio Manfredonia, un bel film che mostra una Calabria modello mondiale di accoglienza e racconta di positività, solidarietà, multirazzialità.
Chiedo, a nome di chi crede che la Rai debba assolvere innanzitutto a principi di libertà di pensiero e democrazia, e a nome dei calabresi che si riconoscono nella bellezza umana di questa storia al di là di ogni cavillo burocratico, che si superi ogni riserva ideologica sul film, lasciando ai telespettatori giudizi e riflessioni, come accade peraltro per ogni storia complessa che il cinema e la tv da sempre raccontano. Argomenti come l’accoglienza, il razzismo, il rispetto di ogni tipo di diversità e della dignità di ogni uomo, sono il futuro della nostra società e ogni possibilità di conoscenza, dibattito e formazione di coscienze che l’Arte offre, non può essere subordinata ad anacronistiche censure.”
“Nel suo primo temino in italiano – conclude Pegna - Tajil, il piccolo migrante protagonista del mio romanzo, scrive: «La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia… Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore».
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