Altro tema caldo del capoluogo di regione, non era certo in agenda, ma in Consiglio è stato portato da Sergio Costanzo. Dente avvelenato del leader di Fare per Catanzaro rispetto a un progetto di videosorveglianza della città da affidare a una società israeliana che ha definito «Safe City un progetto mega-galattico». Quell’affidamento senza gara - a suo avviso - «altro non era se non una gigantesca torta da spartire».
Progetto stigmatizzato anche dal suo compagno di gruppo Fabio Celia che continua a tenere accesi i riflettori anche sulla piscina di Pontepiccolo. E a far luce su Safe City e Global strade ha provato anche il consigliere di Cambiamento Gianmichele Bosco. Ma su Safe City, sempre per Cambiavento, è voluto soffermarsi anche Nicola Fiorita che si è detto garantista, ma al sindaco ha chiesto: «Rinunci alla prescrizione». Eppure il sindaco è apparso abbastanza tranquillo nel corso di una replica nella quale ha chiarito: «Sono passati sette anni, se avessero trovato qualcosa mi sarebbe arrivato un avviso di garanzia». Sette anni ripercorsi a grandi linee da Sergio Abramo per tracciare l’iter di un progetto che fa discutere da sempre.
I PALETTI "SOSPENDONO" IL CONSIGLIO. COMMERCIANTI IN RIVOLTA
Viabilità protagonista con l’inversione del senso di marcia su Corso Mazzini, gli osteggiati dissuasori di parcheggio, la riapertura della funicolare e la proposta - lanciata da Sergio Costanzo - di sostituire tutte le strisce blu presenti sulla principale arteria del capoluogo con strisce bianche a tempo (15 minuti la solita massima consentita). Dito puntato contro quella che Costanzo ha bollato come «l’arroganza del sindaco».
Un caso o una scelta proprio quelle parole sembrano aver fatto scoppiare la bagarre dei molti commercianti presenti in aula che ha portato alla sospensione del Consiglio. Riunione d’urgenza in sala Giunta e a porte chiuse tra esercenti, sindaco e capigruppo. Un’ora di confronto e alla ripresa dei lavori d’aula è stato un altro esponente di Fare per Catanzaro ovvero Fabio Celia a puntare il dito contro «l’assenza di un serio piano di viabilità». Celia ha stigmatizzato l’assenza di marciapiedi, ma ha soprattutto parlato di «economia morta». Paletti della discordia, dunque, sembrano fare da gancio per riportare alla ribalta tanti problemi del capoluogo tra cui, ad esempio, il crollo del valore immobiliare. Ma quella sui paletti una polemica tutt’altro che chiusa perché appena un quarto d’ora dopo la polemica è ripresa con i commercianti tornati in aula. Avrebbero voluto presentare una loro proposta al sindaco, ma l’intransigenza del presidente del Consiglio nel mandare avanti i lavori d’aula ha fatto insorgere Gianmichele Bosco. L’esponente di Cambiavento avrebbe voluto conoscere i contenuti della proposta e non ha rinunciare porre tanti interrogativi sui benefici degli imminenti cambi di marcia. «Nessun piano di crescita» ha chiosato perché - sono sue parole - «qui non c’è nulla. Altro che paletti, qui la situazione è molto più complicata e delinea una città svuotata di persone e contenuti».
Sergio Abramo ancora nel mirino, dunque, con Nicola Fiorita, leader di Cambiavento, che ha accusato il sindaco di «non aver creato le condizioni per la pedonalizzazione del Corso. Il vero problema - ha detto - non sono i paletti, ma il momento storico nel corso del quale sono stati impiantati, quando neppure la funicolare funziona. Si faccia un passo indietro»: questa la conclusione, poi ribadita anche da Bosco, tratta da parte di chi ha chiesto fatti e non parole. Con le scelte del sindaco per ciò che concerne la viabilità sul Corso si è detto d’accordo, senza se e senza ma, Giuseppe Pisano. Il numero uno di Officine del Sud punta a far chiarezza anche sui dati della Tosap, ma la particolarità del momento gli ha attirato l’ira di Nicola Fiorita che, senza mezzi termini, l’ha accusato di «minacciare chi protesta».
E di viabilità ha parlato anche l’ex assessore alla Mobilità Giovanni Merante che, in qualche modo, ha fatto la cronistoria di un tema antico senza negare «un mancato aggiornamento degli stessi commercianti», ma dicendo soprattutto: «Questo è un Piano che non va bene e che porterà alla morte la città». Merante ha puntato il dito anche contro i costi perché «il Piano - ha precisato - prevedeva una spesa per paletti di 28mila euro, non di 113mila». Eppure i paletti per Sergio Abramo non sono di certo l’elemento decisivo per i fatturati degli esercizi commerciali. Preferisce concentrarsi sul fatto che gli esercenti non si sentano rappresentati dalle loro associazioni di categoria. Da qui l’accusa: «Stiamo banalizzando i Consigli comunali». Ne rimorsi ne rimpianti, dunque, da parte di un sindaco a tratti ironico che non ha risparmiato frecciatine alla minoranza anche a livello provinciale. Per Gianmichele Bosco, però, il vero dato non colto dal sindaco è «l’esasperazione di cittadini che non si sentono ascoltati».
(an.sc.)
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