Sanità, Roma vuole contenere (ancora) la spesa per il personale. Vertice con le quattro aziende ospedaliere

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Medici in corsia
  08 ottobre 2019 10:03

di GABRIELE RUBINO

Roma crocevia della sanità calabrese. Non solo per l’occhio che è tornato più vigile dei ministeri affiancati sull’attuazione del Piano di Rientro, ma anche sulle scelte di programmazione delle quattro aziende ospedaliere. Ieri, c’è stato un incontro fra le delegazioni dei quattro Hub regionali (Annunziata di Cosenza, Pugliese e Mater Domini di Catanzaro, Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria) i tecnici di Agenas, alcuni dirigenti regionali e il sub-commissario Maria Crocco. Il vertice è stato dedicato ai rispettivi piani di efficientamento, che altro non sono se non i “mini piani di rientro” dei quattro ospedali. Le varie manovre che i manager degli Hub dovranno mettere in campo nei prossimi anni per contenere i disavanzi e progettare gli investimenti in tecnologia.

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ROMA VUOLE CONTENERE LA SPESA SUL PERSONALE, CHE E' INSUFFICIENTE NONOSTANTE L'ULTIMO DCA- E’ stata l’occasione per commentare l’ultimo decreto sul personale di Cotticelli e Crocco. Il Dca 135 (lo avevamo spiegato qui), non porta in dote “nuove” assunzioni ma “regolarizza” precedenti posti già autorizzati sotto la gestione di Massimo Scura e ne “sterilizza” altri non validati dal Tavolo Adduce. 429 unità sono poche rispetto alle reali esigenze della sanità regionale, anche considerando che in media i pensionati a tempo indeterminato ogni anno sono 700. Anche dopo il vertice di ieri, l’impressione è che il sentiero del personale sia stretto, con Roma e il sub-commissario Crocco che terranno la barra dritta per rientrare dal disavanzo (il 2018 si è chiuso a oltre -213 milioni, che sono -106 milioni dopo le coperture fiscali). Al tavolo nella capitale c’è stato chi ha fatto notare (dalla delegazione calabrese) che comunque il tetto di spesa per il personale (spesa del 2004 - 1,4%) è ampiamente rispettato. Secondo il calcolo, contenuto proprio nell’ultimo decreto commissariale, “avanzerebbero” parecchie decine di milioni di euro. Ma è stato fatto notare in risposta come non ci si possa dimenticare della mobilità passiva (prestazioni effettuate fuori regione non dalla Calabria) il cui saldo ammonta a ben -320 milioni di euro. Più avanti saranno individuati dei criteri per stilare l’attuale quadro delle necessità delle aziende (avrebbe detto Maria Crocco) per sbloccare nuove assunzioni, ma per adesso si resta fermi all’impostazione contenitiva dell’ultimo decreto, che sostanzialmente parte dal fabbisogno del 2017.

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SOTTO OSSERVAZIONE I PIANI DI RIENTRO DI PUGLIESE E MATER DOMINI- Il vertice romano è poi continuato sulla situazione degli Hub. Sarebbe stato avallato senza particolari problemi il piano di efficientamento dell’ospedale di Reggio e quello (sebbene con qualche riflessione in più sul personale autorizzato “venuto meno” dopo il Dca 135) di Cosenza, guidato dal commissario straordinario Giuseppina Panizzoli. C’è stato un rinvio per le aziende ospedaliere catanzaresi, che hanno avuto due incontri separati: ieri pomeriggio il Pugliese e stamattina Mater Domini. I due ospedali lo dovranno riscriverli alla luce del confronto fra i posti autorizzati con il Dca 135 e la loro dotazione organica. Se viene meno personale è normale che si debba rivedere la programmazione dell’assistenza. Particolarmente critica è la situazione del Pugliese-Ciaccio che dopo il decreto della settimana scorsa, senza ulteriori interventi, sarà costretta a mandare a casa 149 unità fra Oss, infermieri, tecnci e medici. In questo scanario più che ad una revisione dei servizi si è di fronte all’obbligo di tagliarli.      

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