Sant'Anna Hospital. Ventura: "Catanzaro e la Calabria non dovranno perdere la qualità alta delle prestazioni"

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Sabatino Nicola Ventura
  07 gennaio 2021 18:30

di SABATINO NICOLA VENTURA

"Da Sinistra per gli utenti ed il personale del sant’Anna Hospital

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Nei giorni scorsi sono, ampiamente, intervenuto sulla vicenda Sant’Anna Hospital, con una riflessione e anche con proposte, se pure a larghe maglie, offrendo un contributo, frutto della mia lunga esperienza in politica sanitaria.

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Ritorno per esternare più compiutamente il mio pensiero su quanto si verifica; sollecitato da ciò che ho colto dalle dichiarazioni dei rappresentati sanitari ed amministrativi della Clinica, da sanitari dell’Università e del Pugliese, ma soprattutto dalle dichiarazioni dei politici, sia quali componenti d’istituzioni nazionali, regionali e locali, ma anche da dirigenti e organismi di partiti o da organizzazioni politiche, le mie considerazioni, con particolare riguardo, le svolgo pensando e rivolgendomi da sinistra al mondo della sinistra.

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Le questioni fondamentali della vicenda, esaminate da tutti gli interventi. sono: Catanzaro e la Calabria non dovranno perdere la qualità alta delle prestazioni che i sanitari ed il personale tutto del Sant’Anna offrono; non dovrà andare perso un solo posto di lavoro; dovrà essere recuperato e confermato l’accreditamento, condizione sine qua non per non perdere il servizio e i posti di lavoro. Queste sono le richieste che tutti, con qualche sfumatura marginale di differenziazione, fanno al Governo Nazionale, alla Regione, ai Commissari e all’Azienda Sanitaria Provinciale.

Proverò, rafforzando quanto ho già scritto nei giorni scorsi, di evidenziare quella che ritengo sia la questione di fondo, che non emerge e che consegna un appiattimento politico culturale, che non distingue la collocazione, anche in questo specifico ambito, tra i partiti e il diverso pensiero politico. Le contraddizioni di base che la vicissitudine ci rassegna, dovranno, perciò, essere chiarite sulla base di dichiarate scelte programmatiche di ordine generale, che dovranno rendere note le differenze di scelte.Il pensiero di sinistra, ad esempio, sulle politiche sanitarie, che ha sempre sostenuto e perseguito il diritto universale alla salute, dovrà ritornare prepotentemente in campo per rivendicare il rispetto di quest’assunto, peraltro Costituzionale. Cosa c’entra il Sant’Anna Hospital in queste considerazioni di ordine più generale? C’entra e come. La soluzione della “vertenza” riguarda le opzioni di politica sanitaria da realizzare in tutta la Regione. La pandemia ha evidenziato quanto si è tenuto per molti anni sopito: il non uguale diritto alla salute per i cittadini italiani, che ricevono servizi di qualità e quantità diverse a seconda della Regione in cui vivono, ma ci ha consentito di avviare una riflessione; il caso Lombardia ha permesso ciò che prima era difficile osare, sul finanziamento pubblico alla sanità privata, in particolare a quella accreditata. La mortificazione del servizio sanitario nazionale, che è avvenuta negli ultimi anni, ha, infatti, tolto la benda e ha scoperto l’inganno e le prassi che hanno estromesso o sminuito il ruolo e la funzione diretta delle istituzioni pubbliche sanitarie attraverso una furba invenzione: la “convenzionata/accreditata” che surroga quanto normalmente svolge o dovrebbe svolgere senza intermediari il Servizio Sanitario Pubblico.     

Il “non sistema sanitario calabrese”, frutto delle pessime disattenzioni, scelte e decisioni nazionali e regionali degli, quanto meno, ultimi trent’anni, è causa della grave situazione dei servizi sanitari offerti ai calabresi. Il commissariamento, oramai più che decennale, ha operato, sotto dettame, da liquidatore fallimentare, da recuperatore “crediti”, dal non investire e spendere il meno possibile. La Calabria, cioè i calabresi dovevano e sono stati puniti per le “malefatte compiute”. Si è andati avanti, con grave nocumento ai cittadini, alla meno peggio; privi di ogni programma per recuperare la quantità e la qualità dei servizi sanitari necessari. Nulla è stato razionale. La Calabria, infatti, non ha mai scelto un progetto di politica sanitaria, con le conseguenze angosciose che continua a vivere.

La sanità è stata soprattutto l’occasione per avere consenso elettorale: si è sostenuto tutto ed il contrario di tutto per raggiungere scopi personali o di parte. Ancora oggi leggo di richieste e posizioni politiche, soprattutto da eletti e aspiranti all’elezione, privi di ogni valenza sanitaria: chiaramente rivolte a chi le vuole sentire perché appaganti di aspettative, le più diverse, al solo scopo di ricevere consenso elettorale.

L’avvenimento Sant’Anna Hospital è, al di là delle vicende giudiziarie che la stanno interessando, e che in ogni caso mi auguro, non saranno utilizzate dalle istituzioni nazionali, regionali e locali, quale motivo ostativo al prosieguo dell’attività; prevalente, anche in questa situazione, dovrà essere la presunzione d’innocenza, questione d’affrontare e risolvere attraverso scelte chiare di politica sanitaria, questo è il nocciolo vero che dovrà riguardare il destino della Casa di Cura, della cardiochirurgia a Catanzaro e in Calabria.

Pongo ad argomento di riflessione, a mio parere, per molti aspetti propedeutico ad ogni decisione, la domanda: è normale che in una città con la presenza, da tanti anni, di una cardiochirurgia universitaria, di una cardiologia interventistica universitaria, di una cardiologia, anche interventistica presso il Pugliese/Ciaccio, e altro, tutti di grande valore, invece di sostenerle, migliorarle, aiutarle, implementarle, promuoverle (sono servizi sanitari pubblici), si proceda, anche con cospicua spesa, a finanziare (con accredito) una struttura privata per realizzare i compiti che svolgono o dovrebbero svolgere (se sostenuti) le strutture pubbliche delle quali la città è già dotata?  Tale scelta è stata politicamente sbagliata e dovrà essere rapidamente superata: evitando traumi, contraccolpi, ecc., ma superata. Dovranno intervenire determinazioni politiche nuove, di rottura; salvaguardando la salute degli utenti che si rivolgono al sant’Anna Hospital, per come anche la salvaguardia delle professionalità acquisite e il lavoro dei dipendenti. L’inversione di tendenza necessiterà in ogni caso di decisioni innovative, ma non impossibili. La qualità che offre il Sant’Anna Hospital dovrà, ritengo, essere trasferita nel pubblico (esempio di grande discontinuità politica). Il tutto avrebbe anche un minor costo. Ricordo che gli stipendi che percepiscono i dipendenti della casa di Cura sono esborsati dal bilancio della sanità pubblica. Sono di fatto “dipendenti pubblici affidati a privati”. Può essere anche avviato un recupero nel pubblico delle alte professionalità, nei modi che si concorderanno, affinché possano continuare la loro missione in Calabria. Da queste cose dovrà iniziare la nuova scelta politica. Facciamo della Calabria, a partire dal Servizio Sanitario, la grande novità politica, sociale e sanitaria, un “modello novità” di recupero e valorizzazione della sanità pubblica.

Su queste questioni, da me richiamate, dovrà essere dichiarato il pensiero di sinistra. Si dovrà fare appello ai lavoratori interessati, agli utenti di cardiochirurgia e ai cittadini tutti. Torni la sinistra ad essere forza politica e morale a tutela dei diritti universali e non di privilegi mistificati. Altro che fare rete, così ho sentito esprimersi alcuni deputati di destra, di sinistra, di centro e populisti, sulla vicenda sant’Anna Hospital: fare reta su cosa e per cosa? Si dia, dunque, al sant’Anna Hospital la possibilità di continuare la sua attività per un congruo tempo, al fine della completa continuità assistenziale e per consolidare e implementare le strutture già esistenti al Policlinico Universitario, al Pugliese/Ciaccio e alle strutture dell’ASP".

*Già Assessore Comunale alla salute di Catanzaro

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