Il collaboratore del M5S in materia sanitaria è designato come futuro commissario dell'Asp di Vibo Valentia. Dopo la bagarre in aula la nomina è in dubbio. Ecco perché i parlamentari lo vorrebbero operativo presidiando la struttura commissariale
04 giugno 2019 15:02di Gabriele Rubino
Gianluigi Scaffidi è diventato il protagonista dell’accesso dibattito alla Camera deflagrato al momento del vaglio del Decreto Calabria. Il dirigente, in pensione e iscritto al sindacato Uil dopo una lunga militanza nell’Anaao Assomed, figura all’interno della lista dei sette commissari straordinari che Saverio Cotticelli ha notificato il 21 maggio scorso al presidente Mario Oliverio. Per lui è o forse era, vista l’apertura ad una possibile retromarcia paventata dallo stesso ministro Giulia Grillo (leggi la notizia), pronta la poltrona della direzione generale dell’Asp di Vibo Valentia. Se questa indicazione verrà sconfessata o meno al momento dell’investitura ministeriale si capirà solo nei prossimi giorni, anche perché la delegazione parlamentare calabrese dei Cinque Stelle spinge per confermare Scaffidi nonostante le accuse delle opposizioni di conflitto di interesse della deputata Dalila Nesci. Che Scaffidi sia da anni un consulente, seppure non pagato, dei pentastellati sulla sanità è notorio e confermato dagli stessi interessati. Il profluvio di interrogazioni parlamentari, di esposti (alcuni finiti anche in Procura) e elaborati tecnici firmati dalla Nesci e ultimamente anche da Francesco Sapia nascono dalla mente di Scaffidi. Il quale non figura nell’albo nazionale dei direttori generali ed è in quiescenza. La sua innegabile esperienza in materia lo rende selezionabile ai sensi dell’articolo 3 del Decreto Calabria. Scaffidi non è una vergine della sanità calabrese. È stato dirigente del settore attuazione del Piano di Rientro sotto la legislatura di Giuseppe Scopelliti e da quest’ultimo rimosso a causa della rigida impuntatura di Scaffidi sul protocollo d’intesa Università-Regione che avrebbe dovuto rimodulare il finanziamento dell’azienda ospedaliero universitaria Mater Domini, accusata di un eccesso di assegnazione da almeno 10 milioni di euro all’anno. L’atto non fu mai rinnovato. Guarda caso una della battaglie più roboanti dei 5 Stelle calabresi. È indubbiamente un personaggio fuori dagli schemi e poco incline al compromesso. Fino alla nomina di Cotticelli e Schael del 7 dicembre 2018 era in lizza per entrare nella nuova struttura commissariale targata governo giallo-verde, quantomeno come sub-commissario. Se non è entrato al primo giro non è detto che non possa rientrarvi in un secondo momento. In Dipartimento Tutela della Salute, dove sono ospitati gli attuali commissari, è stato visto almeno un paio di volte riunirsi riservatamente con lo stesso Cotticelli, senza Schael. Sarebbe stato inoltre l’ispiratore di un recente Dca, quello della eliminazione del codice univoco per la registrazione dei flussi dei dati delle cliniche facenti parte del gruppo IGreco. Il rapporto fra il generale dei carabinieri e l’ingegnere di origini tedesche si è deteriorato nelle ultime settimane, secondo alcuni in maniera irreversibile. Da qui l’intenzione della controparte politica dei Cinque Stelle di “avvicinare” alla struttura un tecnico come Scaffidi che possa bilanciare gli slanci fin troppo autonomisti di Schael. Una cosa però è realizzare l’operazione come un consulente esterno, altra cosa è presentarsi in Cittadella come commissario straordinario dell’Asp di Vibo Valentia. Questo spiegherebbe l’insistenza dei Cinque Stelle su Scaffidi nonostante l’ostracismo delle opposizioni alla Camera dei Deputati.
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