Scandalo Aterp, il procuratore Capomolla: "Gestione privatistica degli alloggi pubblici"

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images Scandalo Aterp, il procuratore Capomolla: "Gestione privatistica degli alloggi pubblici"

  20 dicembre 2024 13:21

di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA

“Una presunta associazione a delinquere finalizzata alla gestione privatistica dell’Aterp”. Ad affermarlo è Il procuratore facenti funzioni della Procura della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Capomolla, nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare il provvedimento di custodia cautelare eseguito questa mattina nei confronti di 8 soggetti, di cui 6 ai domiciliari e 2 in carcere, accusati di associazione finalizzata alla commissione di falsi materiali e ideologici commessi da pubblici ufficiali in atti pubblici, corruzione, concussione e omissione di atti d’ufficio, nonché induzione indebita a dare promettere utilità, tentato peculato, tentata truffa aggravata, invasione di terreni o edifici.  

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 “Questa misura cautelare ha riguardato una presunta associazione finalizzata alla commissione di determinati reati ai danni della pubblica amministrazione con riferimento specifico alla residenza residenziale pubblica ovvero quel settore che dovrebbe rispondere all’esigenza della prima casa per le fasce più deboli e che veniva invece gestita in modo privatistico. Un sistema – spiega Capomolla - che eludeva e violava la normativa preposta all’individuazione dei criteri per l’assegnazione delle abitazioni attraverso meccanismi più o meno sofisticati da parte dei soggetti che erano preposti alla predisposizione degli atti destinati all’individuazione dei soggetti destinatari delle abitazioni stesse. Un meccanismo sviluppato e registrato nel corso delle indagini che ha coinvolto funzionari dell’Aterp e soggetti che non hanno ruolo specifici nell’Aterp ma che erano in grado di avviare dinamiche relazionali per individuare soggetti destinatari e modalità operative. Un sistema perverso insidioso realizzato in un settore così importante per la comunità che deve dare risposte aula prima casa e che la non corretta gestione delle risorse finanziarie e edilizie può creare tensioni sociali”.

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Dal canto suo, il questore di Catanzaro Giuseppe Linares sostiene che “è opportuno sottolineare la difficoltà dell’indagine e l’approccio investigativo in merito ad un sodalizio posto in pianta stabile e le ricadute del costo sociale al netto delle valutazioni da fare nelle sedi opportune che ci possono essere nelle tensioni di chi si vede defraudato una legittima aspettativa che riguardano le categorie bisognose che dovrebbero avere accesso ad un alloggio popolare. Ciò può comportare problemi di sicurezza pubblica. L’operazione costituisce un valido supporto per porre in essere il tema di ordine e sicurezza pubblica”.

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Mentre, il procuratore aggiunto Giulia Pantano racconta che “le indagini sono partite in seguito ad una segnalazione fatta da un dipendente onesto dell’Aterp ormai deceduto che aveva inviato una missiva al commissario dell’Aterp e questa poi era arrivata in Procura da cui poi è scaturita l’audizione del dipendente. Vi era un meccanismo di assegnazioni da parte dell’Aterp in violazione della legge stessa che veniva condotta direttamente dall’Aterp che si atteggiava come una sorta di agenzia immobiliare e quindi non dal Comune che è l’unico ente che dovrebbe assegnare gli alloggi sulla base di una graduatoria ferma da anni e che ha assegnato solo 4 alloggi regolarmente. Le assegnazioni venivano gestite su base clientelare e chi voleva la casa ero disposto o subiva la richiesta di denaro o altro”.

Il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe Mazzullo: “Un sistema organizzato con numerose condotte di corruzione omissioni di atti riusciva va ad aggirare le procedure vincolanti della legge regionale che deve gestire gli alloggi. Un sistema parallelo gestire da alcuni dipendenti dell’Aterp che consentivano e consigliavano i vari passi da fare per raggirare la normativa o ricevevano direttamente le richieste e gestendo il patrimonio immobiliare pubblico come qualcosa di privato”.

Alla conferenza stampa ha preso parte anche Antonio Caliò, dirigente della Digos di Catanzaro, che ha parlato delle indagini portate avanti dai suoi uomini. 

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