Scarcerazione dei boss/Il dibattito. L'avvocato Claudia Conidi: "41 bis: qualcuno fa, qualcuno disfa"

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L'avvocato Maria Claudia Conidi
  07 maggio 2020 20:59

di MARIA CLAUDIA CONIDI*

I boss a casa grazie al covid 19-

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E’ clamore,o mistificazione mediatica?

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E’ realtà-

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Come la tela di Penelope, qualcuno fa, qualcun altro disfa-

E sia avvale della stessa procedura, degli stessi mezzi, ma al contrario, per intenti contrari-

I giudici condannano, altri scarcerano, gli uffici esecuzione dispongono la carcerazione, i giudici di sorveglianza restituiscono  le mura domestiche  ai boss  malavitosi per espiare la loro pena standosene comodamente a casa,come se in quelle dimore il virus ,forse per timore di trovarsi di fronte a qualche nome altisonante, arretrasse , anche lui!

Ma esiste qualche altro organo che riporti invece  a casa le vittime di questi signori che ,grazie alle loro passate gesta ,hanno lasciato i loro alloggi domiciliari per passare a miglior vita?

No.

Questa è una realtà che resterà impressa per sempre ,covid 19  o quant’o altro possa accadere.

Mandare a casa chi è vecchio e malato pur in regime di 41 bis, per me  non è asseverare il rispetto del  diritto  alla salute  e a un trattamento umanitario ,ma fare della giustizia un qualcosa di evanescente, inutile, da mettere da parte ,non appena si affacci un virus che paralizzi  ogni aspettativa di giustizia o di permanenza della stessa ,nei confronti di chi la giustizia la paga a modo suo , ovvero rispettando la legge e comportandosi secondo quanto la stessa  prevede in ogni campo, pagando le tasse, facendo il proprio lavoro, esponendosi a qualsivoglia tipo di responsabilità,  nel pieno rispetto degli altrui diritti e assolvendo ai propri doveri, in primis non commettendo crimini o fatti  che arrechino ad altri qualsivoglia danno o malessere-

E pure “noi altri” che rispettiamo la legge, dobbiamo pagare le tasse a chi quel dovere non solo non lo ha  assolto, ma è andato oltre ,commettendo crimini contro l’ umanità, con danni irreparabili e causando perdite umane e patrimoniali a discapito della collettività tutta.

Questa è la società fondata sul  diritto, che antepone il bene di tutti al male di troppi, con ovvie ripercussioni sul sistema che ne esce sempre in deficit in termini di benessere generale ,ogni qualvolta  si compromette quel minimo di equilibrio precario basato su poche regole ,ma che dovrebbero rimanere tali e inalterate, invece di diventare flessibili come giunchi ,lasciando fluire così,il vento dell’illegalità.

Non sono dell’idea che i giudici di sorveglianza siano magnanimi verso taluni e rigidi verso altri, anche se a volte, purtroppo, la realtà m’indurrebbe a sostenerlo, ma sono convinta che lo Stato si avvalga  di organismi non all’altezza di gestire situazioni emergenziali o che necessitino ,all’occorrenza, di apparati di supporto.

E mi spiego.

Se è vero che i detenuti devono comunque ricevere un trattamento umano e poter essere salvaguardati nella loro salute psichica e fisica all’interno delle carceri cui gli stessi sono destinati cautelativamente o definitivamente e in  qualunque regime carcerario, è altrettanto vero che la pena è di per sé stessa afflittiva ,non di certo piacevole per nessuno, stante il suo fine punitivo oltre che di rieducazione-

Pertanto è di chi si occupa dei carcerati il compito di assicurare la coesistenza di entrambi i diritti: quello dello Stato ad  assicurare i responsabili al sistema punitivo e dei detenuti  a che siano salvaguardati  nella loro salute all’interno delle strutture in cui sono ristretti-

Ed è per questo che le carceri devono ,ad esempio, essere progettate e poi costruite in strutture antisismiche, per scongiurarne il crollo in una terra ad alto grado di smottamento, ,come la nostra ,avere delle misure standard per evitare l’innalzamento o l’abbassamento estremo della temperatura al loro interno ,essere adeguatamente accoglienti per poter gestire i detenuti ivi reclusi in  limiti numerici e via dicendo-

L’epidemia ,come in qualsiasi altro luogo che accolga comunità, deve rappresentare quell’incognita pur prevista e per la quale andrebbero adottati preventivamente dispositivi ad hoc, affinché in caso di sua verificazione effettiva ,ogni detenuto possa continuare la propria carcerazione nella sicurezza e in un regime atto a scongiurare contagi-

Così come accade nelle abitazioni private tra più conviventi-

Ma tale evenienza come ha trovato alla sprovvista il sistema sanitario che è andato in panico creando tardivamente il lockdown,   così ha fatto venir fuori le pecche del sistema penitenziario che è andato in corto, giungendo alla “pseudo soluzione” dello “svuota carceri” , che ha portato alla ignobile scarcerazione di gente senza scrupoli-

Le garanzie costituzionali non hanno priorità ,andrebbero tutte preservate e non solo alcune a discapito di altre-

Il diritto alla salute tutelato  dall’art. 32 della Costituzione, a un trattamento umano sancito dagli artt. 2 e 27 co. 3 Cost.,dovrebbe coniugarsi con quello  alla sicurezza  da preservare nei confronti dei cittadini tutti ,dunque alla prevenzione nella probabile reiterazione dei crimini ,nonché alla salvaguardia del diritto alla  certezza della pena 

Non sono d’accordo con chi invece ritiene che in uno Stato di diritto lo Stato debba arretrare rinunciando ad altrettanti diritti costituzionalmente garantiti, dando cioè priorità assoluta al diritto di singoli detenuti, sacrificando, di fatto, le aspettative della collettività a un sistema sicuro ,in cui il crimine ancor prima che represso, debba  preventivamente essere scongiurato o arginato, assicurando i peggiori criminali alla loro “naturale allocazione” ovvero il carcere duro-

E concludo col dire che colgo sempre una sostanziale  differenza di zelo nel giudicare in ordine alla pericolosità, quando si viene a sottoporre a un Magistrato di sorveglianza una pur grave situazione di salute afferente però a un collaboratore di giustizia-

Ho due esempi lampanti:

un collaboratore con un solo polmone,  e sta ancora dentro,nonostante collabori e abbia collaborato;

un altro con un proiettile trattenuto a due mm dall’arteria succlavia,proprio in apice polmonare –

Ancora attendo l’ennesimo rigetto da parte di chi ,di fronte ai collaboratori di giustizia, sfodera sempre grande diffidenza e poca magnanimità-

Ciò forse perché ai loro occhi vengono sempre portate documentazioni sanitarie in possesso del carcere ,laddove i boss si possono avvalere di perizie di parte strapagate profumatamente-

E qui mi stoppo-

Intelligentibus pauca.

Questo Stato continua a non piacermi affatto.

*avvocato

 

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