Il boss della ‘ndrangheta di Limbadi (Vv), Diego Mancuso, avrebbe potuto contare sull’uso di un telefonino in carcere e con lo stesso informarsi sugli affari del clan all’esterno, compreso l’interessamento della cosca per l’acquisizione dei terreni agricoli di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello (Rc) scomparsa nel maggio del 2016 dinanzi al cancello della sua tenuta di Limbadi e il cui corpo non è mai stato ritrovato. La rivelazione arriva dal collaboratore di giustizia Andrea Mantella che ha deposto oggi dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel maxiprocesso nato dalle operazioni antimafia Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium.
Mantella ha riferito di aver appreso dell’uso del telefonino in carcere da parte di Diego Mancuso nel corso di un comune periodo di detenzione nel carcere di Viterbo, aggiungendo che il suo clan si stava interessando all’acquisizione dei terreni di Maria Chindamo essendo riuscito a convincere il marito della donna (morto suicida nel maggio 2015). I Mancuso per invogliare alla cessione dei terreni si sarebbero rivolti anche al clan Pesce di Rosarno, paese di origine del marito di Maria Chindamo. La donna si sarebbe però opposta alla cessione e da qui il rapimento e la scomparsa.
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