di STEFANIA PAPALEO
Tutti liberi tranne due, ai quali il gip ha applicato l'obbligo di firma due volte al giorno per tutti i giorni della settimana, festivi compresi, e il divieto di dimora nella città di Cosenza. Così ha deciso stamattina il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Sara Mazzotta, che ha convalidato la fragranza di reato in differita che era stata eseguita dai poliziotti della Digos di Cosenza, martedì scorso, nei confronti di 8 ultras giallorossi rimasti coinvolti nei violenti scontri post derby di domenica 3 marzo, rigettando però la richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari che era stata avanzata dal sostituto procuratore Domenico Assumma anche per i tre ultras sfuggiti all'arresto in quanto non rintracciati entro le 48 ore di validità della flagranza in differita.
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Una differenza nelle posizioni, dal punto di vista cautelare, ben presto spiegata dal gip. Mentre le prime due accuse di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale sono cadute per tutti, non potendosi dimostrare chi abbia divelto il cancello all'ingresso dello stadio San Vito e, nel secondo caso, essendosi gli ultras indagati (Squillacioti Chris. Trapasso Tommaso e Trapasso Antonio, Barbagallo Danilo, Bianco Gianluca. Lombardo Christian Marco e Nisticò Antonio) limitati ad approfittare della folla per varcare l'entrata creata dalle forze dell'ordine, nel caso di Danilo Barbagallo e Antonio Trapasso le cose sarebbero andare diversamente.
LA POSIZIONE DI DANILO BARBAGALLO
Nel caso di Danilo Barbagallo, 39 anni, la Digos di Cosenza ha prodotto nell'informativa spedita al gip l'analisi dei fotogrammi che dimostrerebbero, in modo chiaro, come lo stesso non solo abbia fatto ingresso nell'area in esame, ma abbia sferrato un calcio all'operatore della guardia di finanza collocatosi sul cordone di sicurezza e intento ad impedire un ingresso convulso dei tifosi. D più. Il Barbagallo, sempre stando alle conclusioni di polizia e gip, avrebbe lanciato una bottiglia all'indirizzo del finanziare presente sul posto, commettendo così con violenza il reato di "resistenza al pubblico ufficiale presente sul luogo mentre questi era intento a compiere un atto del suo ufficio", ovvero quello di filtrare l'ingresso della tifoseria del Catanzaro.
LA POSIZIONE DI ANTONIO TRAPASSO
Analogamente, appare grave anche la posizione di Antonio Trapasso, 51 anni, accusato di essere fuoriuscito dal minivan posto come capofila, con in mano l'asta di una bandiera, e di aver colpito gli agenti della polizia impegnati nel servizio di ordine pubblico. Inoltre, dall'analisi delle riprese video acquisite, si vedrebbe anche l'arrestato, conducente del minivan. fermare la marcia e bloccare l'intera carreggiata. Da qui la gravità indiziaria dei reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni riportate dagli agenti operanti, conseguenti all'aggressione. Stesso tipo di violenze che avrebbe commesso alla rotatoria d'uscita da Cosenza, nei pressi dello svincolo dell'autostrada A2, dove Trapasso, arrestando il veicolo e facendo fuoriuscire altri tifosi dal mezzo, avrebbe concorso moralmente nella realizzazione delle loro condotte delittuose (compresa quella di danneggiamento ai veicoli presenti). Palese è la condotta aggressiva dei tifosi i quali, sin dentro ai veicoli, dimostravano la loro violenza impugnando bastoni e mantenendo il volto coperto, dirigendo la violenza direttamente nei confronti delle forze dell'ordine presenti. Parimenti sussistente, per polizia e gip, è il reato di interruzione di pubblico servizio, avendo occupato, in forma collettiva e per un tempo prolungato, un intero tratto autostradale.
Tutto questo, ovviamente, viene contestato in una fase preliminare delle indagini che, peraltro, dovranno ripartire da Cosenza, dove il gip di Catanzaro ha rimandatogli atti dichiarandosi incompetente per territorio. Dunque, ogni accusa dovrà trovare il necessario riscontro e restare indenne alla tesi difensiva che sarà portata avanti per Barbagallo e Trapasso dai rispettivi legali di fiducia, gli avvocati Francesco Iacopino e Alessio Spadafora.
LEGGI QUI LA RESTITUZIONE DEL FASCICOLO A COSENZA
I NOMI DI TUTTI GLI INDAGATI
Chris Squillacioti (31 anni), Tommaso Trapasso (35 anni), Antonio Trapasso (43 anni), Emanuel Rosario Giampà (32 anni), Domenico Rotundo (36 anni), tutti assistiti dall’avvocato Alessio Spadafora, Danilo Barbagallo (39 anni), assistito dall’avvocato Francesco Iacopino, Gianluca Bianco (48 anni), assistito dall’avvocato Giovanni Merante, Christian Marco Lombardo (43 anni), assistito dagli avvocati Antonella Canino e Cesare Russo), Mario Smorfa (39 anni) e Antonio Nisticò (41 anni), difesi dall'avvocato Alessio Spadafora), e Luigi Fortunato (51 anni), difeso dagli avvocati Stefano Nimpo e Alessio Spadafora.
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