Cara Sandra Savaglio,
quando ho saputo che avevi accettato la nomina ad assessora ho gioito perché mi è parso che potesse essere un guadagno per tutte/i, ma ho anche pensato che ti stessi per cacciare in un gran bel guaio. Adesso, che in un gran bel guaio ci siamo tutte/i, sei diventata ancora di più una di quelle persone che potrebbe veramente fare la differenza per la nostra regione. La questione, senza mezzi termini, è se scegli di provarci oppure no e in ciò si condensa tutta la tua responsabilità.
La scuola ha altre dinamiche rispetto a quelle dell’università, sono solamente la madre di un ragazzino più fortunato di molti altri, ma ti chiederei innanzitutto di ascoltare i soggetti coinvolti più direttamente nell’organizzazione e nel mantenimento della scuola calabrese. Ti chiederei di ascoltare chi la conosce meglio di tutte/i e riesce a vederla per quello che è nella sostanza e cioè un collante, quanto permette che il tessuto sociale non si sbricioli ma tenga, una ancora di salvezza per moltissimi minori e famiglie. Tutto ciò grazie al lavoro incessante, faticoso e testardissimo di numerosi docenti, dirigenti e personale scolastico che, a mio parere, sono assimilabili per certi versi al personale sanitario: non mollano fino alla fine, fino a che rimane un briciolo di speranza per gli/le studenti, non mollano neanche quando di speranza non se ne vede all’orizzonte perché hanno a cuore “i loro ragazzi”, hanno a cuore il loro presente, ma soprattutto il loro futuro, che è la speranza di tutte noi. La regola è “non si lascia indietro nessuno”. Dove non arrivano le famiglie ci prova la scuola, quindi non poche volte le docenti, oltre ad insegnare matematica e italiano, diventano all’occorrenza educatrici, motivatrici, mediatrici, psicologhe e a volte anche assistenti sociali, diventano tutto ciò che serve “ai loro ragazzi”.
Partiamo dal primo dato di fatto che, a quanto pare, non è scontato: siamo contente che vorrai usare il fondo sociale europeo per acquistare dispositivi necessari per la didattica a distanza, ma purtroppo è una notizia che non ci rassicura molto dal momento che: la mancanza accertata dei dispositivi, da parte di quasi la metà delle famiglie calabresi, è solamente la punta dell’iceberg di ciò che non funziona nella didattica a distanza, per quanto riguarda la nostra regione. Tutte ti diranno le stesse cose: poche famiglie calabresi possono permettersi “minuti illimitati” per una connessione adeguata, soprattutto a partire da adesso quando molti dovranno affrontare la perdita del lavoro e la crisi economica; non tutte le famiglie hanno un PC, cosa che in quelle con più di un figlio/a già di per sé costituisce un problema; alcune docenti non hanno le competenze informatiche adeguate e non hanno voglia di lavorare ancora di più oppresse dal timore del giudizio perenne a cui sono sottoposte; alcuni studenti non hanno le competenze digitali adeguate, anche questo purtroppo è un dato accertato.
Mentre altrove, apparentemente, la didattica a distanza partiva spedita fin da subito, in Calabria la scuola è nella sostanza finita il 5 marzo. La scuola qui è finita e l’unico risultato concreto ottenuto con la didattica a distanza è quello di aver amplificato le differenze di censo, amplificato le differenze tra nord e sud, le differenze tra le opportunità che potremo offrire alle nostre figlie e figli, le discriminazioni e le ingiustizie.
In che modo la burocrazia farà terminare l’anno diventa assolutamente irrilevante. La questione, oggi, da tenere ben ferma e sulla quale concentrarsi si fa invece molto più grande ed è importante affrontarla con coraggio e lungimiranza: quale scuola vogliamo immaginare e costruire in Calabria, a partire dal prossimo settembre? Quale futuro vogliamo immaginare e offrire ai bambini e quindi alla Calabria stessa?
Molte dirigenti e assistenti amministrative ti diranno che hanno già iniziato a pensarci e ad immaginare possibili soluzioni. Molte ti diranno che la scuola in presenza sarà necessaria e fondamentale per tutti, che non riescono ad immaginare la didattica a distanza per tutti quei minori che inizieranno un nuovo ciclo di studi con nuove docenti e che l’unica soluzione è quella di tornare sui banchi di scuola riducendo drasticamente il numero di studenti per classe, eliminando definitivamente le classi cosiddette “pollaio”. Viene da sé che reperire spazi idonei e sufficienti per raddoppiare tutte le classi in così breve tempo non è possibile, ma si potrebbe senz’altro, almeno per i primi mesi, procedere ad un’alternanza degli spazi mattina – pomeriggio. Il problema che resta è il numero delle docenti e del personale scolastico che non sarebbe sufficiente per coprire tutta la giornata e, come sempre, tutto si riassume nella necessità di assumere personale, tutto si rivolve in una questione di soldi e alle competenze regionali e ministeriali che si rimpallano responsabilità.
Le assunzioni del personale? Sono di competenza ministeriale, ma come assessora potresti senz’altro, cara Sandra, farti portavoce di una serie di istanze presso il Ministero. L’edilizia scolastica è competenza degli enti locali, quindi si potrebbe iniziare fin da ora, di concerto con altre Istituzioni, a reperire strutture idonee ad uso scolastico. Il calendario regionale? Potrebbe essere adeguato alle necessità di un rientro scaglionato nelle aule. Le connessioni per l’uso dei supporti potrebbero essere liberate per tutte le/gli studenti e docenti. Ci si potrebbe molto semplicemente non arrendere e lottare per una didattica in presenza.
Tutto, in fondo, si risolve nella fatidica e sempre eterna domanda: avendo ben chiaro cosa significa e che valore ha, quanto la Regione che tu rappresenti è disposta a puntare e quanto è disposta a lottare per la scuola? Quanto siete disposti a faticare per il diritto allo studio che sta tutto nella didattica in presenza, per il futuro dei bambini/e che è quello della regione stessa?? Questa sì che sarebbe una novità rivoluzionaria e potrebbe partire proprio dalla Calabria, un nuovo modo di stare in classe e di fare scuola. Ti sei cacciata in un bel guaio e hai una grande responsabilità, Sandra, ma hai anche una grande opportunità di incidere e il dovere di provarci seriamente.
Buon lavoro,
Doriana Righini
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