di EDOARDO CORASANITI
"Sei un assassino, sei un assassino". Salvatore Gerace è seduto di fronte alla Corte d' Assise di Catanzaro e racconta la sua versione dei fatti: la madre della sua giovane vittima, Katia Vilirillo, non tiene più l'emozione e in uno scatto d'ira si alza in piedi ed inizia ad urlare contro l'imputato. "Sei un assassino, sei un assassino".
Fino a qual momento non ha detto una parola, non si volta mai a guardare l'uomo che ha ucciso suo figlio 18enne. Poi quelle parole che costringono il presidente della Corte, Alessandro Bravin, ad allontanare la donna dall'aula.
La scena accade nel Tribunale di Catanzaro, chiamato a decidere su Gerace che viene accusato dell'omicidio di Giuseppe Parretta, 18 anni, avvenuto il 13 gennaio 2018 a Crotone.
Sentito dalla Corte, Gerace (difeso dall'avvocato Antonio Pucci) dice che girava armato perché si sentiva in pericolo di vita. E, sulla vicenda tragica che ha portato alla morte di Parretta, sostiene che il ragazzo gli avrebbe lanciato la moto. Da qui una colluttazione fatta di calci contro l'imputato, dalla quale poi è partito il colpo mortale che ha raggiunto il cuore.
All'audienza, il pubblico ministero, Ines Bellesi, lo incalza e cerca di portare alla luce qualche elemento che per il pm appare contraddittorio: dai tempi ai movimenti, dalla posizione alle circostanze. Le quali verranno valutate dalla Corte d'Assise.
Si torna in aula il prossimo 26 settembre.
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