Seminario di Squillace. Firme disconosciute e il documento bomba del revisore: "Il Consiglio dica perché riconoscere il debito o denunci i danni erariali"

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Seminario di Squillace
  24 settembre 2020 19:25

di PAOLO CRISTOFARO

A due giorni dal consiglio comunale di Squillace, che ha tra i punti all'ordine del giorno ha il riconoscimento del debito fuori bilancio per la ditta "Giafra S.r.l.", relativo ai lavori al seminario vescovile, giungono dagli uffici comunali e dal revisore dei conti (la dottoressa Antonia Maesano) documenti a dir poco inquietanti - amministrativamente parlando -  sull'intricata vicenda. Vicenda che, ricordiamolo, si è conclusa con una revoca di finanziamento regionale per "mutazione illecita del progetto" - che ammontava in origine ad oltre 600mila euro - rendicontazione mancante, atti incompiuti e tante zone d'ombra. Ma facciamo chiarezza, finalmente con carte più limpide alla mano.

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Le ultime notizie a riguardo riguardavano la transazione concordata tra il sindaco, Pasquale Muccari, e la ditta. Quest'ultima rivendicava 460mila euro, ma - probabilmente dietro la "minaccia" del secondo dissesto - il Comune è riuscito, con un protocollo d'intesa, a concordare la cifra di 140mila euro. Qual è il punto? Stando a quanto riferito dal primo cittadino, Pasquale Muccari, il revisore dei conti, il cui parere è stato chiesto proprio dagli amministratori, prima di portare la pratica in consiglio, suggerisce di non pagarne neanche 140mila, ma soltanto 90mila, mentre gli altri spetterebbero, stando a quanto emerso dalle carte, a chi indebitamente avrebbe beneficiato del tutto. Ma ora saltano fuori dettagli più gravi.

Nella relazione della dottoressa Maesano, a proposito del decreto ingiuntivo in questione, si legge testualmente che "occorre giustificare i requisiti (essenziali) dell'utilità e dell'arricchimento dell'Ente", in riferimento al riconoscimento del debito fuori bilancio. "Il riconoscimento del debito potrà essere effettuato previo riconoscimento, anche ad opera dello stesso Consiglio Comunale, dell'utilità e dell'arricchimento per l'Ente [...] fermo restando le eventuali azioni di responsabilità da intraprendere nei confronti di coloro che hanno determinato i maggiori aggravi per l'Ente", scrive Maesano. 

Il revisore dei conti fa riferimento anche alla relazione inviatagli dal Responsabile dell'Ufficio Tecnico attuale, l'architetto Antonio Macaluso, che tra mille difficoltà ha provato a ricostruire la vicenda. "Si richiamano le osservazioni riportate nella dichiarazione resa dal responsabile del procedimento e, vista la carenza nell'iter procedurale, si invita l'Ente a verificare utilità e arricchimenti attribuibili al Comune, verificare comportamenti omissivi o commissivi dei soggetti che hanno determinato l'insorgere del debito e attivando, la dove se ne ravvisino gli estremi, le procedure di responsabilità erariale", conclude il revisore, alimentando, dopo anni di silenzio, la convinzione che dietro ai lavori del seminario qualcosa non quadri. 

Andiamo quindi alla relazione dell'architetto Macaluso, altro documento "scottante" emerso in questi giorni. "La pratica è sprovvista di qualsiasi relazione istruttoria, del RUP pro tempore, così come mancano le formali approvazioni del 9° SAL e dello Stato Finale, nonché risulta carente di tutti gli adempimenti e le rendicontazioni finali connessi alla chiusura dell'operazione con la Regione Calabria", scrive Macaluso. Viene riportata, inoltre, una nota del direttore dei lavori, Antonio Zizzi, prodotta nel 2018, già a diversi anni di distanza da quelle opere iniziate sotto la giunta Rhodio. "L'attestazione relativa al 7° e 8° SAL non mi risulta sia stata da me sottoscritta, in quanto le mie attestazioni sono quasi tutte su carta intestata, la grafia da noi utilizzata è Times New Roman, sottoscrivo sempre con nome, cognome e timbro e la firma viene apposta in originale", scriveva Zizzi, disconoscendo, nei fatti, quelle carte

E ancora scrive che "la nota del 25 febbraio 2014 e quella del 30 aprile 2014, che attestavano la regolarità realizzativa delle opere di cui all'oggetto, non risultano essere state da me prodotte né firmate". E ancora che "non tutte le lavorazioni che sono state previste hanno seguito i riscontri grafici progettuali, in quanto, man mano che si procedeva venivano trasformate a seconda delle particolari necessità di quel momento, che riguardavano sia l'amministrazione che i proprietari del Seminario Arcivescovile", spiega. 

L'architetto Macaluso, in calce, evidenzia anche la nota del progettista e direttore dei lavori dell'1 gennaio 2016, laddove spiega che "tutte le opere, così come indicatomi dal RUP, dal sindaco [Guido Rhodio] e dal Don Raffele [Raffaele Facciolo, vicario generale dell'Arcidiocesi], sono state puntualmente predisposte e realizzate per loro richiesta e soddisfazione, tutto ciò anche non perfettamente in coerenza con il progetto ammesso a finanziamento". 

 

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