di CARLO MIGNOLLI
Un silenzio tombale ha pervaso l’Aula Magna della Corte d’appello di Catanzaro mentre veniva letta la sentenza d’appello di 12 anni e 8 mesi per Nicolò Passalacqua, il 23enne ritenuto responsabile del brutale pestaggio di Davide Ferrerio, bolognese in vacanza a Crotone con la famiglia e scambiato dall’aggressore per la persona che avrebbe dovuto incontrare.
Passalacqua era stato condannato dal gup di Crotone a venti anni e quattro mesi di reclusione e a un risarcimento di 1.350.000 euro e ha affrontato nuovamente il giudizio per il tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. L’aggressione, avvenuta l'11 agosto 2022 a Crotone, ha lasciato il 21enne Ferrerio in coma irreversibile, tenuto in vita dai macchinari in una clinica di Bologna.
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La tensione in aula era palpabile, alimentata dalla presenza dei genitori di Davide, Giusy Orlando e Massimiliano Ferrerio. Giusy, irritata dalla presenza dell’avvocato della difesa e dal Passalacqua stesso in collegamento online, amareggiata, ha dichiarato: "C’è addirittura chi lo difende". Massimiliano, impiegato e arbitro di calcio per passione, ha aggiunto con voce rotta: "Cerco di andare avanti perché oltre a Davide ho un altro figlio, ma ogni giorno mi chiedo quale sia il senso della mia vita".
L’avvocato Iannone, difensore di Passalacqua, ha sottolineato l’importanza di trattare il caso secondo la legge, ribadendo che tutti devono essere giudicati per le proprie azioni. "Rimangono dei fatti gravi che hanno scosso tutta la comunità," ha affermato prima della sentenza. "Anche io porto il peso di questa vicenda. Il mio assistito ha il diritto di essere giudicato per quello che ha commesso secondo la legge."
Iannone ha contestato la ricostruzione dei fatti, sostenendo che l'incrocio tra Passalacqua e Ferrerio non è stato adeguatamente valutato. Ha affermato che Passalacqua non aveva l'intenzione di uccidere e che il pugno, pur causando lesioni gravi, non era destinato a provocare tali conseguenze. Secondo l’avvocato le condizioni di salute preesistenti di Ferrerio, affetto da una patologia ossea, avrebbero poi aggravato il trauma subito.
Durante l’udienza, Massimiliano Ferrerio ha subito lasciato l’aula, incapace di sopportare il dolore evocato dalle parole della difesa. Anche la moglie Giusy, sopraffatta dalla rabbia, ha seguito il marito fuori dall’aula poco dopo l’inizio dell’arringa.
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