










A Catanzaro magistrati, avvocati e accademici si sono confrontati sulla separazione delle carriere e sul futuro della giustizia nazionale.
21 novembre 2025 20:31di GUGLIELMO SCOPELLITI
All’ITTS Scalfaro di Catanzaro questo pomeriggio si è affrontato il tema della separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali, giuristi e docenti. L’appuntamento è stato moderato dagli avvocati Vincenzo Ioppoli e Giuseppe Carvelli.
Ad aprire la sessione istituzionale è stato Filippo Mancuso, vicepresidente della Giunta regionale, delegato dal presidente Occhiuto impossibilitato a partecipare, e Mancuso ha chiarito subito la posizione politica della Regione affermando che “questa separazione delle carriere in pratica è già esistente in tutta Europa e nel mondo anglosassone” e che “non è una follia chiedere che anche in Italia venga applicata questo tipo di normativa”.
A rappresentare l’amministrazione comunale è stata la consigliera Daniela Palaia che ha ringraziato la Camera Penale di Catanzaro per la capacità di alzare la qualità del dibattito, spiegando che in queste giornate “saprà sicuramente portare la discussione a un livello alto, di realtà e di concretezza”, insistendo sul fatto che “spesso se ne sente parlare con superficialità” e che serve invece un percorso serio capace di accompagnare i cittadini verso una comprensione piena della riforma.
Molto articolato l’intervento della presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Concettina Epifanio, che ha avvertito il rischio di una contrapposizione sterile tra categorie e ha ricordato che “stiamo parlando di questo tema da 40 anni”. Epifanio ha espresso la propria preoccupazione per l’iter con cui la revisione costituzionale sta procedendo, affermando che “una modifica della Costituzione non può andare avanti senza un confronto vero in Parlamento”.
Sul piano accademico è intervenuto Alberto Scerbo, ordinario di Filosofia del diritto dell’Università Magna Graecia, che ha messo al centro il tema della tutela delle garanzie penali come fondamento del sistema democratico. Scerbo ha sottolineato che “il diritto penale viene utilizzato ormai per risolvere qualsiasi problema sociale”, parlando di una tendenza punitivista che rende urgente un lavoro critico sulle garanzie.
Molto diretto l’intervento di Valerio Murgano, direttore della Scuola Forense “G. Iannello” e componente della Giunta dell’UCPI, che ha respinto l’idea che la riforma possa mettere il pubblico ministero sotto il potere politico, ribadendo che l’articolo 104 “definisce chiaramente l’autonomia della magistratura”, sostenendo che il testo costituzionale “fortifica l’indipendenza di giudici e PM”.
Infine Francesco Iacopino, presidente della Camera Penale di Catanzaro, ha ricordato come il codice del 1988 abbia segnato una svolta verso un modello accusatorio fondato sulla parità delle parti e sulla presunzione di innocenza, spiegando che la separazione delle carriere nasce in quel contesto culturale. Ha ricordato che: “Anche Giovanni Falcone vedeva nella separazione un passo verso un sistema più coerente con le garanzie”.
Dopo gli interventi istituzionali, si sono svolte due tavole rotonde. La prima, intitolata “Modello accusatorio e separazione delle carriere: un binomio inscindibile”, ha visto la partecipazione di Danilo Iannello, Responsabile Scuola Territoriale Camera Penale di Catanzaro, Eugenio Raúl Zaffaroni, Emerito di diritto penale all’Università di Buenos Aires e già giudice della Corte interamericana dei diritti umani, Vincenzo Maiello, Ordinario di diritto penale all’Università di Napoli, e Gaetano Insolera, Professore di diritto penale all’Università di Bologna.
La seconda tavola rotonda, “Separazione delle carriere e presunzione di innocenza”, ha approfondito le implicazioni della riforma sul diritto alla difesa e sui principi costituzionali, con Aldo Casalinuovo, Past President Camera Penale di Catanzaro, Vittorio Manes, Ordinario di diritto penale all’Università di Bologna, Luca Luparia Donati, Ordinario di procedura penale all’Università di Milano, e Luigi Fornari, Ordinario di diritto penale.
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