di SERGIO DRAGONE
Tra Università della Calabria e Università “Magna Graecia” non c’è partita, un po' come nella semifinale di Champion tra il Manchester City e il Real Madrid. Domani a Rende verrà presentato un nuovo corso triennale di laurea in “Tecnologie del Mare e della Navigazione” nell’ambito del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente. Il corso formerà figure capaci di gestire le aree costiere, le aree portuali e il trasporto marittimo. Agli studenti saranno fornite conoscenze scientifiche, ingegneristiche, giuridiche, ecologiche, legali, necessarie per utilizzare strumenti e tecniche in uso nel settore marittimo e quindi aspirare concretamente a lavorare in una regione con 800 chilometri di coste. Si tratta di una laurea triennale, il cui conseguimento consentirà l’accesso all’istituenda laurea specialistica “Tecnologie del mare e della navigazione”.
Si, avete capito bene. Una vera e propria “università del mare” sta nascendo all’Unical, a pochi passi dalla Sila e a 50 chilometri dal porto più vicino (Cetraro). E Catanzaro, che si affaccia sul mare e vanta un suo pur piccolo porto, resta a guardare o ad aspettare inutilmente le briciole, come il fantomatico corso di laurea in lingua araba e cinese, inesistente contropartita alla nascita della seconda (o addirittura terza) facoltà di medicina all’Unical.
Quando qualche settimana fa ho osservato che l’Unical, con l’acquisto del robot Da Vinci, guardava al futuro, un autorevole docente della “Magna Graecia” ha liquidato tutto, affermando che a Cosenza non sarebbero mai riusciti a farlo funzionare per mancanza di chirurghi specializzati. Ebbene qualche giorno fa, appena un mese e mezzo dopo la presentazione del robot, all’Annunziata è stato effettuato il primo intervento con l’ausilio della sofisticata tecnologia. Gente svelta che non si lascia crescere l’erba sotto i piedi.
L’Unical punta anche decisamente sugli studenti stranieri, registrando quest’anno un boom di domande, quasi diecimila, provenienti da 108 Paesi del mondo, per accedere ai 240 posti per la laurea biennale in lingua inglese.
Anticipo tutte le critiche che potranno arrivare a questo mio ragionamento, soprattutto dalle autorità accademiche di Catanzaro. Mi si dirà che l’UMG ha raggiunto traguardi impensabili, ma solo non riesce a comunicarli. Ovviamente bisognerebbe spiegare perché nell’indagine del Censis UMG è terz’ultima tra i medi atenei italiani. Non credo sia solo un problema di comunicazione o di immagine.
Mi si dirà anche che non capisco nulla di politica universitaria, cosa molto probabile, e che l’”Università del mare” nasce all’interno di ingegneria, facoltà non presente a Catanzaro. E che quindi non era possibile istituirla da noi. Non è questo il punto. Io, da giornalista, osservo che l’Unical guarda al futuro, alle nuove tecnologie, all’economia del mare, all’insegnamento delle lingue straniere, alle iscrizioni di studenti che vengono da vari Paesi esteri, mentre l’UMG fornisce l’impressione – mi auguro non veritiera – di un ateneo sostanzialmente fermo. Forse è arrivato il tempo per la città e i suoi gruppi dirigenti fare una riflessione seria sull’UMG, sulla sua politica di sviluppo e sulle sue prospettive, comprendendo che una svolta nell’Ateneo si rende assolutamente necessaria.
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