di SERGIO DRAGONE
"Diciamo subito che è solo un gioco, una suggestione, forse un rito propiziatorio, visto che si sono giocate solo quattro giornate: ma quante analogie ci sono tra questo Catanzaro primo in classifica e quello che nel 1971 conquistò, tra l’incredulità generale, la promozione in serie A?
Il paragone è ovviamente solo virtuale, né potrebbe essere altrimenti, poiché parliamo di 50 anni di differenza e in questo mezzo secolo il calcio è notevolmente cambiato, soprattutto per quanto riguarda le regole, le tecniche di gioco, la tenuta atletica e perfino i ruoli. Non esistono più il “libero” e lo ”stopper”, che si sono trasformati in “centrali”; non esiste più il “mediano di spinta”, sostituito dagli “esterni”; i portieri oggi giocano più con i piedi che con le mani. E il gioco è obiettivamente più veloce, ci sono tanti stranieri in campo. Ma il fascino del calcio continua a risiedere tutto nell’imprevedibilità.
Ed ecco che un Catanzaro matricola che nelle prime quattro giornate è imbattuto, veleggia in testa alla classifica, ha già incrociato due squadre retrocesse dalla serie A, non può che fare sognare. Perché senza sogni ed emozioni il calcio sarebbe soltanto un gioco un po' stupido. Non sappiamo se la favola appena iniziata continuerà a lungo, se verranno giorni meno esaltanti, ma che ci importa?
Veniamo alle analogie con i ragazzi del 1971. La più evidente è che entrambe le squadre, quella del 2023 e quella del 1971, hanno mantenuto la stessa intelaiatura della stagione precedente, praticamente la stessa formazione con appena qualche innesto. Fu quello il segreto del miracolo di Seghedoni, è questo probabilmente il segreto della partenza sprint di Vivarini.
L’altra analogia che mi viene in mente è il forte spirito di squadra, l’unità del gruppo, l’energia di uno spogliatoio compatto.
Anche la banda Seghedoni era prima in classifica dopo quattro giornate con sei punti (all’epoca le vittorie ne valevano due), frutto del 3-0 d’esordio casalingo contro il Novara (altra coincidenza con il 3-0 allo Spezia), dell’1-0 sul campo dell’Arezzo e dell’1-0 interno sul Pisa. Nonostante la sconfitta di Como (3-2) i giallorossi mantenevano il primato con altre squadre, tra cui Atalanta e Brescia.
Altra felice coincidenza il fatto che a guidare il reparto d’attacco è sempre un calciatore calabrese, il reggino Angelo Mammì nel 1971, il catanzarese Pietro Iemmello nel 2023.
Fin qui le analogie. Non mancano, come già detto, le differenze. Il Catanzaro di Vivarini è sicuramente più spumeggiante, più portato al gioco d’attacco e al controllo del possesso palla. Quello di Seghedoni era forse più cinico, molto attento in difesa, assolutamente letale in contropiede e sotto porta.
Finisce qui il gioco che, lo ripeto, ha solo un valore scaramantico. L’obiettivo delle Aquile deve essere innanzitutto il mantenimento della categoria e quindi resta fondamentale accumulare fieno in cascina. Una prima risposta l’avremo alla ripresa del campionato. La gara contro il Parma, un vero e proprio big match, sarà dirimente e ci farà capire la reale dimensione di questo Catanzaro".
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