di SERGIO DRAGONE
Festeggiavamo il compleanno nello stesso giorno, io e Nunzio Lacquaniti, il 28 novembre. Ci scherzavamo un po' su questa circostanza. Lui più grande di sette anni, era sua la prima telefonata di auguri che ricevevo, anticipava anche parenti e amici stretti.
Generoso, altruista, sognatore e un po' ingenuo, ottimista, loquace come tutti i Sagittario che si rispettino. Senza quell’ingenuità, quel fidarsi ciecamente del prossimo, sarebbe diventato sindaco di Catanzaro quel lontano 1994. Al primo turno aveva staccato di dieci punti il suo avversario, il compianto architetto Benito Gualtieri, e si sentiva la vittoria in tasca perché “si fidava”. Non era abituato ai trabocchetti della politica, non gli piacevano gli accordi sotto banco, e così nel ballottaggio – il primo della storia elettorale della città – un numero consistente di elettori si spostò sul suo competitor, strappandogli un sogno. Ma non il sorriso.
La vita di Nunzio Lacquaniti si è snodata lungo l’asse Palmi-Catanzaro. Pur avendo scelto di vivere nel Capoluogo, per ragioni innanzitutto professionali, non ha mai interrotto il suo rapporto ombelicale con la natia Palmi, la città della Varia e di Francesco Cilea, di Leonida Repaci e di Nicola Manfroce. E soprattutto la città di suo padre, Luigi Lacquaniti, un’autentica celebrità nel campo della ricerca storica e geografica, autore di preziosi saggi sulla Calabria. Nunzio si è nutrito di libri e stampe antiche, di buone letture, di giornali, di teatro e di lirica, di cinema e di convegni colti.
Nunzio ha amato Catanzaro alla follia e non si è mai tirato indietro quando c’era da assumere un’iniziativa a favore della città. Più “catanzarese” di tanti catanzaresi e ne era fiero. Quando gli proposi nel 2015 di presiedere l’associazione “Luci della città”, con lo scopo di sostenere la rinascita dei cinema nel centro storico, non ebbe esitazioni.
Ironico e dalla battuta pronta, istintivamente simpatico, elegante nei modi e nel vestire, era quel che si dice un autentico galantuomo. Ciao carissimo Nunzio, “quasi sindaco” della tua Catanzaro, che la terra ti sia lieve.
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