Sesso a pagamento. "Svendeva" la moglie invalida e la figlia nei sotterranei della stazione, cinquantenne arrestato a Cosenza col figlio

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Immagine di archivio
  03 febbraio 2020 11:10

L’attività d’indagine ha fatto emergere un quadro desolante all’interno di un contesto familiare caratterizzato da grave degrado sociale e culturale, nel quale dal mese di ottobre del 2018 per oltre un anno, le due vittime, madre e figlia, rispettivamente, di 51 e 20 anni, sono state costrette a subire ripetute violenze fisiche e verbali nonché ad avere rapporti sessuali non consensuali con diversi clienti procacciati dall’“orco”.

Sono stati i carabinieri della Stazione di Cosenza Principale, a conclusione dell'articolata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza,  a  dare esecuzione ad un’ordinanza cautelare emessa dal GIP presso il locale Tribunale che dispone la custodia in carcere nei confronti di M.M.R., 53enne, cosentino, e gli arresti domiciliari per il figlio M.G., 27enne, ritenuti a vario titolo responsabili dei reati di “favoreggiamento della prostituzione” e “maltrattamenti” commessi nei confronti dei familiari congiunti (LEGGI QUI).

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Nel corso degli approfondimenti investigativi sono stati documentati reiterati atti di violenza, minaccia ed umiliazione con cui  M.M.R. ha costretto la moglie, con riconosciuta invalidità civile al 100%, e la figlia a consumare rapporti sessuali occasionali con uomini dallo stesso reclutati, dietro un compenso di 5/10 euro per ogni prestazione. L’uomo è altresì accusato di aver leso, con inaudita violenza, con più azioni reiterate nel tempo, l’integrità fisica e morale della moglie, sottoponendola, attraverso un complesso di attività vessatorie, a durevoli sofferenze fisiche e morali. In particolare, la donna è stata più volte apostrofata con epiteti fortemente offensivi ed altre parole dal forte connotato ingiurioso, anche in relazione alla propria condizione di disabilità; ha dovuto subire pugni, schiaffi e pestaggi di inaudita violenza; ha vissuto con l’angoscia di essere rinchiusa in una casa di cura qualora non avesse smesso di lamentarsi; in un’occasione è stata anche minacciata di morte con un coltello.

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L’attività d’indagine ha avuto inizio dalle dichiarazioni rese da un cittadino, il quale ha deciso di rivolgersi ai Carabinieri della Stazione di Cosenza Principale esasperato dalle continue richieste di denaro formulategli da M.M.R.. Nella circostanza, l’uomo ha   ammesso di aver avuto rapporti sessuali sia con la consorte che con la figlia dello stesso, dietro il pagamento di esigue somme di denaro. Teatro di questi odiosi  episodi - ai quali talvolta assisteva personalmente il 53enne - erano i parcheggi sotterranei della stazione ferroviaria di Vaglio Lise ed un’area sotto il ponte di Calatrava, ad ulteriore riprova dell’assenza di ogni forma di inibizione.

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L’attività di intercettazione, immediatamente avviata, ha permesso di acquisire ulteriori elementi di prova che hanno confermato la gravità delle condotte di favoreggiamento della prostituzione in danno della moglie invalida e della figlia, nonché gli innumerevoli maltrattamenti consumati in ambito familiare. I numerosi colloqui captati hanno restituito una fotografia fedele e coerente dei fatti accertati e delle conseguenti responsabilità: si sentono chiaramente le espressioni ingiuriose e mortificanti rivolte dal marito e dal figlio alla congiunta; si percepisce la sofferenza psichica e la difficoltà della donna a leggere la situazione ed a comprendere il significato delle azioni dei suoi familiari; si coglie con evidenza la condizione di assoluta soggezione psicologica della vittima nei confronti dei familiari tutti ed, in particolare, del marito; si ascoltano infine le dolenti lamentele della donna allorquando viene umiliata, violata o colpita.

L’ultimo episodio documentato dai Carabinieri risale ad ottobre 2019, quando il figlio ha aggredito la madre all’interno di una struttura di accoglienza, nonostante la presenza del direttore che ha immediatamente richiesto l’intervento dei militari dell’Arma. A seguito di tali fatti la vittima è stata ricoverata presso l’Ospedale di Cosenza e successivamente in una clinica specializzata, al fine di sottrarla alla violenza subita da parte dei familiari.

Ancora una volta, purtroppo, dal focolare domestico affiora una storia terribile in cui donne sole ed indifese sono state costrette a vivere nel dolore e nel silenzio per paura di altre violenze o ritorsioni. Una vicenda drammatica che non si è trasformata in assoluta tragedia grazie al tempestivo intervento dei Carabinieri della Stazione di Cosenza Principale e della Procura della Repubblica di Cosenza. 

 

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