Si prostituivano nel suo appartamento di Montauro, ma lui non lo sapeva: assolto. La Procura aveva chiesto la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione

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images Si prostituivano nel suo appartamento di Montauro, ma lui non lo sapeva: assolto. La Procura aveva chiesto la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione
Foto di archivio
  06 novembre 2019 19:47

di STEFANIA PAPALEO

Wendy e Cristina. Colleghe di lavoro. Perché quello della prostituzione resta pur sempre il mestiere più antico del mondo. E non è reato. Ma guai a locare un appartamento da destinare all’attività di meretricio. Il rischio di finire nei guai giudiziari è alto. Lo sa bene Corrado Froio, cinquantaquattrenne di Cardinale, per il quale oggi la Procura della Repubblica di Catanzaro aveva chiesto la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione proprio per avere messo un suo appartamento a mare a disposizione delle due donne beccate dai carabinieri, a maggio del 2012, a svolgere l’attività a “luci rosse”. Rischio in questo caso scampato. Il giudice monocratico, Fabio Rabagliati, ha, infatti, decretato che “il fatto non costituisce reato”, rimandando a casa l’imputato con in tasca una sentenza di assoluzione.

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L'avvocato difensore, Massimo Gimigliano

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 A prevalere sulla tesi della pubblica accusa è stata quella portata avanti in aula dall’avvocato difensore, Massimo Gimigliano, che è riuscito a ribaltare il capo d’imputazione formulato dalla Procura per contestare a Froio di avere favorito la prostituzione delle due donne domenicane mettendo a loro disposizione un appartamento situato in un condominio di località Pergola, a Montauro, sulla costa ionica del catanzarese.

Una normalissima locazione stipulata dall’imputato senza alcuna consapevolezza dell’attività svolta dalle due donne, ha ribadito a gran voce l’avvocato Gimigliano, spiegando come le stesse fossero risalite a Froio tramite il numero di telefono cellulare che figurava sul citofono dell’appartamento in questione, preso in fitto, peraltro, a una cifra di mercato pari a 400 euro e non particolarmente elevata come quelle che vengono richieste alle lucciole di turno in considerazione del guadagno che l’attività di prostituzione garantisce.

Niente prova logica, dunque, rispetto al reato contestato dalla Procura, che ieri ha dovuto lasciare il passo alla difesa sulla scorta anche della documentazione prodotta dal legale per dimostrare l’assenza di colpevolezza  a carico del proprio assistito. Da qui la sentenza di assoluzione incassata di buon grado da Corrado Froio.

 

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