Apprendiamo dagli organi di stampa della proposta di introdurre un’imposta sui grandi patrimoni. Noi siamo consapevoli di quanto il Paese in questo momento abbia bisogno di risorse economiche supplementari per far fronte alla grave crisi in atto. Tuttavia, dopo decenni di scandalosa evasione, riteniamo che il Paese abbia più bisogno di un atto di giustizia fiscale riparativa che di una ennesima imposta proporzionale che pone tutti i contribuenti sullo stesso piano, nonostante sia noto a tutti che i grandi patrimoni sono lo 0,1% della popolazione”. Lo dice il Sindacato di Base del Comparto Sicurezza Finanzieri - SIBAS Finanzieri.
“Ormai da decenni, infatti, l’evasione fiscale sottrae alle casse dell’erario oltre cento miliardi di imposte all’anno, soldi che hanno contribuito ad accrescere a dismisura i patrimoni degli evasori. Si stima che per alcune categorie di contribuenti l’evasione sia pari addirittura all’80% del reddito totale prodotto. Stando così le cose, come si può pensare di porre sullo stesso piano impositivo un patrimonio accumulato grazie ad artifizi evasivi ed elusivi ed un patrimonio derivante da redditi regolarmente denunciati al fisco e frutto di decenni di onesto risparmio? Un’imposta patrimoniale che dovesse prescindere da un preventivo accertamento circa la reale provenienza dei patrimoni, non farebbe altro che aggiungere ingiustizia ad iniquità. Noi del Sindacato di Base del Comparto Sicurezza – Finanzieri riteniamo che una giusta imposta patrimoniale debba tener conto piuttosto della congruità di ciascun patrimonio (al netto delle donazioni) rispetto ai redditi dichiarati al fisco nel più lungo arco di tempo consentito dai sistemi informativi delle Agenzie fiscali”, continua il sindacato.
“Riteniamo altresì che vada ulteriormente rafforzato il sistema di controllo anti evasione impedendo che ingenti capitali vadano all’estero, in paesi con regimi fiscali più favorevoli grazie a politiche economiche internazionali che favoriscono questi movimenti di capitale, assicurando invece una tassazione nazionale del reddito che sia equa, progressiva e redistributiva”, conclude Sibas.
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