Signore e signori, giù il sipario!

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Franco Cimino
  16 settembre 2019 21:21

Sono emozionato. Come un bambino al primo giorno di scuola E, però, sono in ritardo. Come i bambini che non sanno ancora organizzarsi i tempi. Le diciotto stanno arrivando e temo che questa volta a Catanzaro si sia puntuali e io perda l’atteso momento. Rapida doccia, tiro dall’armadio un buon vestito che si adatti al clima, ancora estivo, e all’evento importante, poi una bella pettinata, ché ancora si può e fa sempre chic, e vado alla festa. Senza correre per non sudare e non mettere in ridicolo i soli novanta passi che separano casa mia dal luogo. Di va alla festa. La festa più importante dell’anno che sta scorrendo e di quello che verrà. La festa del Sipario. Quello che oggi, di un colore diverso da quello solitamente rosso, sarà inaugurato.

Al Teatro Comunale, il teatro al centro del Centro storico. Sono due anni che quei pazzi, capitanati da un genio sognatore, più pazzo di tutti perché genio e sognatore, Francesco Passafaro, aiutati dell’intelligente cuore della signora Proto, moglie dell’indimenticabile Francesco, che questo momento per decenni interi ha desiderato, ci lavorano. Tutti i giorni. Per fare di un luogo intristito e solitario, quale era diventato il vecchio Comunale, tanto amato dai catanzaresi, ma degli stessi però per tanti anni abbandonato, un vero Teatro. Un teatro bello. Un teatro vivo. Lo stesso teatro che era stato pensato più di mezzo secolo fa, quando, tirandolo fuori da una brutta moderna costruzione( della Catanzaro, che negli anni sessanta si apriva a un errato sviluppo urbanistico) volle coprire quel vuoto lasciato, un ventennio prima, dallo storico Teatro “ San Carlino”, com’era chiamato allora per la sua forte somiglianza con quello di Napoli.

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Il nostro, in questi due anni ha fatto passi da giganti. Riaperto in silenzio e nella disattenzione generale, ha iniziato a vivere con la sola recitazione della compagnia del Teatro Incanto, quella degli stessi pazzi che l’hanno rilevato. Piano piano, quieto quieto, ha corso come un centrometrista e fatto chiasso come una classe di cento bambini liberati dalle lezioni, ed ha fatto il pienone, declinato con quella parola inglese sulle locandine che a me non piace e qui non scrivo. Il pienone sempre. Il tutto esaurito, non solo per ogni rappresentazione che si è materializzata in quella sala grande e ariosa, ma il tutto esaurito in ogni giorno di tutto l’anno, per l’invasione di compagnie e teatranti che qui, in questo Centro di cultura, hanno trovato spazio e ospitalità. Tutte le sere il Comunale è stato impegnato. Tutte le sere, sold out, ecco l’ho detta la parola inglese. La fila lunga fuori per attendere l’entrata, con ordine e compostezza dettati dalla bravissima signora Carmen, nell’ambientazione elegante costruita dalla fine diplomazia della giornalista Eugenia Ferragina.

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Tanta bella gente e spettacoli per tutti. Bambini, adulti, giovani , anziani, persone semplici e istruite, e classi sociali tutte, hanno trovato il loro posto. E quelle luci, che dalle ampie vetrate irrompono all’esterno, a illuminare una parte del Corso per troppo tempo rimasta al buio. Buio di tante cose. Dal passeggio alla sicurezza. Dalla voglia di incontrarsi alla necessità di fare compere. Il Teatro rinato ha dato “ cittadinanza”alla Catanzaro di una volta. Che non è la Catanzaro vecchia, ma quella storica, la città capace di mettere insieme la nostalgia, la voglia di fare e l’attesa dinamica di futuro. Il Comunale ha ripreso la sua antica “ competenza “, quella vocazione a rappresentare tutta la Città, a far riconoscere i catanzaresi nella propria radice identitaria. Così che possano amarla e difenderla. Dalla propria pigrizia e dall’arroganza di pochi. Quello che vorrebbero continuare a sfruttarla. Il Teatro per questo è un luogo buono, perché educa al bene. Ad elevare il pensiero, la conoscenza e la coscienza. E a sentire il cuore battere, portandolo a fare a gara con il pensiero per chi uno raggiunga l’altro. Oggi è la festa del Comunale, è festa del Teatro, perché si realizza la parte ancora mancante del sogno. Quella più importante insieme all’attore e alla parola: Il Sipario. Quei pazzi hanno vinto la scommessa. L’enorme mantello di velluto finalmente è sceso sulle quattro tavole. Una emozione da lacrime copiose quella che ha preso i presenti quando Francesco ha ordinato “ si chiuda il Sipario”. E il sipario lentamente si è fatto parete. Azzurra, questa, non rossa. Ha chiuso il palcoscenico e lo stesso ha riaperto il mistero e la magia. Quella che solo il Teatro sa creare. Che felicità! E che importa se stasera non c’era la grande folla e se mancavano quelli delle istituzioni che non si perdono mai una inaugurazione.

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Qualcuno spiegherà a quest’ultimi che oggi il Comunale è Teatro pieno, il più bello dei piccoli teatri moderni, non solo in Calabria. E chissà che tutti loro, quelli delle istituzioni, non corrano a farsi almeno uno dei tanti abbonamenti in distribuzione. Siccome è vero che il Teatro è cultura e che essa migliora la qualità della vita, il miglioramento della classe dirigente potrebbe partire proprio da qui. E che bello sarebbe per Catanzaro, la città degna guida della Calabria!

Franco Cimino

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