Sistema Cosenza. Il giochetto del contenzioso 'ufficioso' e i conti sballati dell'Asp

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  05 febbraio 2021 22:31

di GABRIELE RUBINO

Un terremoto vasto quanto l'Asp più grande della Calabria. L'inchiesta 'Sistema Cosenza' sull'azienda sanitaria provinciale a cui arriva ogni hanno un finanziamento da 1,2 miliardi di euro mette in fila le falsità dei bilanci di tre anni consecutivi, dal 2015 al 2017. Voragini che il management allora in carica avrebbe tentato di rendere meno visibili, nonostante il collegio dei revisori 'bocciasse' la veridicità dei conti esprimendo parere non favorevole. Un cortocircuito esteso anche a livello regionale. Perché poi su quei bilanci avrebbe dovuto controllare il competente settore del dipartimento Tutela della Salute (e il dg) e infine i vari commissari ad acta che si sono succeduti. Ed ecco come la pentola a pressione che ribolliva all'Asp di Cosenza esplodendo non è rimasta confinata all'ex dg aziendale Raffaele Mauro, all'ex direttore amministrativo Luigi Bruno, all'ex direttore sanitario Francesco Giudiceandrea (per loro è scattato il divieto di dimora in Calabria) e ai responsabili degli uffici che si occupano di conti ma è arrivato a toccare anche pezzi da novanta. Risultano indagati infatti anche gli ex commissari Massimo Scura e Saverio Cotticelli, gli ex dg del dipartimento Tutela della Salute Bruno Zito e Antonio Belcastro e il dirigente di settore Vincenzo Ferrari. 

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IL CONTENZIOSO NASCOSTO- E' il contenzioso la più macroscopica anomalia su cui hanno acceso i fari gli inquirenti, che si sono basati su numerose prove documentali 'condite' da numerose pagine di intercettazioni telefoniche piene di numeri e ansia. Un sentimento che si à scatenato soprattutto dopo le visite della Guardia di Finanza che volevano le carte. Fiamme gialle presumibilmente già insospettite dalle pubbliche denunce del precedente presidente del collegio dei revisori. Come dovrebbe funzionare 'correttamente' il meccanismo sulle cause pendenti? L'ufficio legale effettua una ricognizione delle controversie (tutte: sia l'anno del bilancio e sia quelle pregresse), ne attribuisce determinati valori e poi dovrebbe esprimere un grado di rischio (ossia, indicare il livello di rischio di soccombenza della pubblica amministrazione). Tutto questo affinché possa essere appostato in bilancio (nel conto economico) un adeguato accantonamento "per rischi dovuto a cause passive". In sostanza un cuscinetto per evitare di venire travolti dall'ammontare economico della cause nel caso si perda nei tribunali. Quell'accantonamento impatta sul disavanzo, più è alto e maggiore potrà essere il risultato negativo. Quindi, per il manager che vuole fare bella figura l'azzardo morale è quello di 'sottovalutare' l'accantonamento. 

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LE PERDIRE REALI- I bilanci esaminati sono di tre annualità. Piccola avvertenza per i non addetti ai lavori, di regola il bilancio di esercizio si approva nell'anno successivo a quello di riferimento, se poi aggiungiamo le pessime condizioni nella gestione dei conti della sanità calabrese il loop temporale può arrivare anche a due anni. Nel 2015, l'Asp di Cosenza quantifica il contenzioso in circa 150,8 milioni di euro. Peccato però che il collegio dei revisori abbia più di qualche sospetto e lo scrive nero su bianco nel verbale n. 12 del 2017. "Si tratta , come già segnalato, di un dato parziale limitato al contenzioso sorto nel 2015 e quantificato in circa 150 milioni di euro, che non tiene conto del contenzioso certamente ereditato dalle annualità precedenti ed ancora pendente", annotano più avanti gli inquirenti. Un dato parziale che 'falsifica' quindi quanto attestato nella nota integrativa al bilancio. Ma pure fosse stato quello il valore delle cause dell'Asp di Cosenza, con un stima di soccombenza pari al 50%, comunque la cifra accantonata per i rischi di cause passive di 8,5 milioni era assolutamente inadeguata. Invece avrebbe dovuto essere di circa 75,4 milioni. "Le ripercussioni sul risultato economico-finanziario sarebbero state pesantissime", infatti la perdita sarebbe dovuta essere quantificata in circa 97,2 milioni invece dei 30,4 con cui invece il conto economico è stato chiuso. Stesso giochino si è verificato nel bilancio 2016. Nel 2018, l'Ufficio legale sostiene che l'ammontare del contenzioso è di circa 64 milioni, con un accantonamento per rischi di 9,4 milioni. Peccato che a tradire l'evidente sottostima sia lo stesso Ufficio Legale che nel 2019 (un annetto dopo) certifica che il valore delle controversie dell'Asp di Cosenza a fine 2016 sia schizzato a quasi 263 milioni di euro. La consapevolezza di dati non concordanti c'era anche negli uffici dell'azienda sanitaria provinciale. Infatti alla finanza, il 18 febbraio 2019, alla richiesta dei documenti sul contenzioso in essere ricevette due prospetti, uno ufficiale e uno 'ufficioso'. Il secondo si avvicinava di più alla realtà, rispetto al primo che era stato però quello utilizzato per la redazione del bilancio. Anche in questo caso per gli inquirenti il disavanzo reale del conto economico sarebbe dovuto essere di 62,8 milioni e non di 40,2 milioni. Nel bilancio 2017, il contenzioso era stato stimato in quasi 282 milioni di euro, ma l'accantonamento da 9,1 milioni era ancora 'sottostimato' e quindi la perdita sarebbe dovuta essere di 74,2 milioni invece dei circa 40 ufficiali. Piccola annotazione, riportando le perdite reali chiaramente si sarebbe appesantito ancor di più lo squilibrio dei conti della sanità regionale. Zavorre e mala gestione del passato che costano ai calabresi tasse aggiuntive (Irap e Irpef con le aliquote massimizzate) pur non ricevendo servizi sempre all'altezza. 

LA MANCANZA DI CONTROLLO REGIONALE- Fin qui le contestazioni a manager e dirigenti dell'Asp. Gli addebiti ai pezzi grossi regionali sono le condotte successive alla trasmissione dei bilanci approvati. Sul bilancio 2015, "il dipartimento regionale non ha effettuato alcuna istruttoria". Almeno non lo ha fatto in tempo utile (il termine spirava il 22 febbraio 2018), ma ha cominciato a farlo soltanto nel 2019 e comunque l'allora commissario ad acta Massimo Scura (nel dicembre 2017) provvedeva a ripianare la perdita assegnando all'Asp 30,3 milioni di euro. Anche per il bilancio 2016, secondo gli inquirenti, "il dipartimento regionale restava del tutto inerte e non svolgeva alcuna attività istruttoria". Se non a gennaio 2019, ma comunque già nell'agosto 2018 sempre il commissario ad acta provvedeva a livellare la perdita. Un decreto che "implicitamente certificava un dato contabile sul quale non era intervenuto alcun controllo". Stessa solfa per il bilancio 2017, su cui il "dipartimento non svolgeva alcuna istruttoria", ma comunque il commissario (era diventato Saverio Cotticelli) nel dicembre 2019 con il Dca 180 provvedeva a ripianare la perdita. Ma i conti comunque non tornano. 

LEGGI QUI TUTTI I NOMI DELGI INDAGATI

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