Slow Food Calabria premia gli oli di qualità: quindici aziende conquistano il presidio dell'extravergine

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Un albero di Ulivo
  01 febbraio 2020 12:27

"La campagna olivicola appena conclusa ci consegna un piccolo reggimento di produttori che va in direzione ostinata e contraria e guadagna gli onori della cronaca per i risultati raggiunti". 

C'è da esserne fieri per Alberto Carpino, responsabile regionale Presidi Slow Food Calabria. Perché quattordici presidi Slow Food dell’olio extravergine di oliva è "un risultato mai raggiunto prima, che doppia il numero dei presidi dello scorso anno ed  evidenzia una crescita professionale dei nostri produttori , che ormai non temono alcun confronto"

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I magnifici quattordici sono le aziende: Arcaverde (Cultivar Spezzanese),  Antonella Candiano (Cultivar Dolce di Rossano) , Giuseppe Catanzaro (Cultivar Carolea) , Guglielmo Converso, (Cultivar Dolce di Rossano), Mariangela Costantino (Cultivar Carolea),  Fratelli Fazari (Cultivar ottobratica), Fratelli Renzo (Cultivar Dolce di Rossano),  Pasquale  Labonia (Cultivar Dolce di Rossano) , Poderi d'Ippolito (Cultivar Carolea) , Sorelle Garzo (Cultivar Ottobratica) , Giuseppe Tarsitani (Cultivar Ottobratica), Tommaso  Torchia (Cultivar Carolea), I Tesori del Sole (Cultivar Carolea), Anita Regenass (Cultivar Carolea) , Pina Loria (Cultivar sinopolese).

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"Da Nord a Sud della regione - spiega ancora Carpino - i nostri produttori si distinguono per serietà, professionalità, passione e raccolgono i frutti di un lavoro meticoloso che parte dalla coltivazione del fondo ed arriva fino al confezionamento in bottiglia curato in ogni minimo dettaglio. Imponente la richiesta di entrare a far parte del presidio che l’Organizzazione fondata da Carlo Petrini, nella sua articolazione calabrese, ha accolto con entusiasmo ed orgoglio. Il processo di riconoscimento è stato lungo. Si è partiti con il controllo delle tecniche colturali che devono rispettare rigidamente il disciplinare di produzione nazionale, quindi sono state eseguite più visite aziendali, quindi una volta ottenuto il prodotto, i campioni sono stati sottoposti ad un panel olfattivo degustativo “al buio”. Le valutazioni sono state eseguite del capo panel, l'agronomo Pino Giordano. Il processo di selezione degli oli è stato duro non scevro da difficoltà . Non tutti gli oli candidati sono giunti all’ambito riconoscimento ma chi ci è arrivato può guardare il mondo dell’olivicoltura regionale dall’alto della vetta. I pochi oli non sono riusciti a giungere al punteggio minimo previsto dal rigoroso Panel test, avranno uno stimolo in più per migliorarsi. Sono certo che il prossimo anno la pattuglia dei nostri valenti produttori si arricchirà di nuovi elementi, ha dichiarato il responsabile dei presidi regionale Alberto Carpino. Con analoga soddisfazione e un pizzico di orgoglio ha accolto la notizia il Comitato esecutivo regionale con il portavoce Maurizio Rodighiero".

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Tutti i produttori sanno che questo riconoscimento non è un punto di arrivo ma il modo per misurarsi con le difficoltà che le operazioni di coltivazione dell’oliveto comportano.

"Gli olivicoltori aderenti al Presidio nazionale dell’olio extravergine italiano devono avere oliveti di cultivar autoctone del territorio di appartenenza gestiti senza l’uso di fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Per eventuali trattamenti, sono consentiti soltanto prodotti a basso impatto ambientale, che garantiscano un residuo finale sul prodotto pari allo zero. Nel caso di pendenze o situazioni paesaggistiche complesse, le lavorazioni in campo dovranno seguire buone pratiche agronomiche per evitare l'erosione e gli smottamenti dei terreni. Inoltre, poiché potare o raccogliere le olive da piante secolari è molto più oneroso rispetto a impianti più giovani, per evitare l’abbandono degli oliveti più antichi, il Presidio prevede che almeno l’80% delle piante abbia un’età minima di 100 anni. La novità che introduce un presidio Slow Food è, l'etichetta narrante, che accanto alle indicazioni previste dalla legge, fornisce informazioni precise sui produttori, sulle loro aziende, sulle tecniche di coltivazione, sui territori di provenienza. Secondo Slow Food, la qualità di un prodotto alimentare è innanzi tutto una narrazione, che parte dall'origine del prodotto (il territorio) e comprende la tecnica di coltivazione, di trasformazione, i metodi di conservazione e, naturalmente, le caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Soltanto la narrazione può restituire al prodotto il suo valore reale. Gli oli sono verificati ogni anno e ogni anno devono meritarsi il riconoscimento. Tutti gli oli aderenti al presidio dovranno applicare sulla bottiglia un collarino riportante l’etichetta narrante, con il simbolo stilizzato della chiocciola Slow Food, che racconta non solo dell’olio ma anche dei produttori. E’ il modo dell’Associazione di dare ai produttori il giusto riconoscimento i loro sacrifici e alla loro passione". 

 

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