di STEFANIA PAPALEO
La "Domus Aurea" di Chiaravalle Centrale non è più autorizzata a effettuare nuovi ricoveri nella sua struttura. Anzi non lo è la "Ginestra hospital", vero nome della Rsa travolta da un vorticoso giro di polemiche per il contagio di massa avvenuto tra ospiti e dipendenti e già costato la vita a cinque anziane donne.
L'Asp di Catanzaro, per mano della commissione straordinaria composta da Luisa Latella, Franca Tancredi e Salvatore Gullì, ha sospeso il procedimento di formazione del contratto anno 2020 per il mancato rispetto dei criteri di accreditamento previsto nel Dca 81/2016, non essendo state rispettate alcune prescrizioni.
La circostanza è emersa dal verbale stilato dal dott. Cosimo Domenico Zurzolo al termine di una visita ispettiva portata avanti il 30 marzo all'interno della struttura, amministrata dall'avvocato Domenico De Santis, che, peraltro, in uno dei suoi tanti appelli, aveva parlato di ingestibilità della situazione, "poiché su 67 anziani totali, ben 60 erano rimasti presso la “Domus Aurea”.
Un numero, forse, di gran lunga superiore a quelle che erano le condizioni della struttura, fermo restando che peraltro l'Asp di Catanzaro aveva accreditato la "Ginestra hospital", nel 2011, per 40 posti letto in una Rsa nel comune di Vallefiorita, trasferita nel 2017 a Chiaravalle Centrale. Il 26 novembre del 2019 l'O.T.A. aveva trasferito verbale di verifica con valutazione di conformità dei requisiti di accreditamento. Il 30 marzo scorso la visita ispettiva. L'1 aprile la decisione del Dirigente generale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, Antonio Belcastro, di sospendere il contratto in essere con la società "Ginestra hospital", alla luce delle conclusioni tratte in due diverse note dalla Commissione straordinaria dell'Asp, che ha, dunque disposto la sospensione del procedimento di formazione del contratto in questione, "diffidando la società stessa dall'effettuare nuovi ricoveri, anche in regime privatistico, nelle more delle verifiche sulla sussistenza dei requisiti di autorizzazione di accreditamento".
Il tutto all'ombra di un fascicolo aperto contro ignoti dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, sulla cui scrivania sono arrivati più esposti in merito ai vari aspetti della dolorosa vicenda.
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