Il Tribunale di Catanzaro, Prima Sezione Penale, in composizione collegiale presieduta dal giudice Beatrice Fogari e a latere da Marilena Sculco ed Elisa Fabio, ha accolto l’istanza di sostituzione della misura cautelare presentata dalla difesa di Giuseppe Caroleo, imputato per cinque episodi di spaccio di stupefacenti, una rissa scoppiata all’interno di una nota discoteca del capoluogo calabrese e un presunto speronamento di un’auto della Polizia.
L’imputato, in custodia cautelare da circa 18 mesi nell’ambito dell’operazione “Secreta collins”, è stato ammesso agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico con il divieto assoluto di comunicare con persone diverse dai familiari conviventi.
La decisione rappresenta un punto importante a favore della difesa, sostenuta dall’avvocato Anselmo Mancuso, che hanno costruito un’impostazione argomentativa giudicata fondata dal collegio. I legali hanno evidenziato l’affievolimento delle esigenze cautelari e l’inadeguatezza attuale della misura detentiva massima, valorizzando diversi elementi tra cui: la modicità delle quantità di sostanza stupefacente al centro delle contestazioni; l’avanzato stato dell’istruttoria, ormai quasi conclusa; il decorso del tempo (gli episodi risalgono al biennio 2021–2022); il comportamento collaborativo dell’imputato, sempre presente alle udienze; l’effetto deterrente prodotto dalla lunga permanenza in carcere.
“Il tempo trascorso – si legge nel provvedimento – può aver inciso sulla spinta criminogena dell’imputato, anche tenuto conto della distanza temporale dai fatti”.
Pur riconoscendo la gravità delle condotte contestate, il Tribunale ha ritenuto che la custodia in carcere non sia più proporzionata, sottolineando che l’attività di spaccio contestata – con cessioni documentate a più soggetti in date ravvicinate e per somme non trascurabili – non appare improvvisata né episodica, ma inserita in un contesto di presunta attività illecita strutturata. Tuttavia, alla luce del criterio dell’extrema ratio e del principio di adeguatezza, è stato ritenuto che le residue esigenze cautelari possano essere efficacemente contenute con la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari, muniti di strumentazione elettronica di controllo.
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