Spadanuda: “A proposito del reato di femminicidio”

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  01 dicembre 2025 07:38

Recentemente è stata introdotto il reato di femminicidio il quale prevede l’ergastolo per l’omicidio di una donna,mentre l’uccisione di un uomo può comportare una pena intorno ai 21 anni. L’eguaglianza formale e sostanziale che è alla base del nostro ordinamento costituzionale ne esce a pezzi;il diritto penale è squilibrato.

Certamente siamo di fronte al più evidente caso di mondo distopico,cioè anti-utopico,negativo,spaventoso,caotico,ove impera la cancel-culture che critica o scredita chi presta attenzione all’uguaglianza,oltre che alla fratellanza ,e all’amore verso il proprio partner. E’ un mondo anche woke?!

I giornali del 13 novembre u.s. riferiscono :"orrore a Trieste,madre uccide il figlio di 9 anni :gli ha tagliato la gola nella loro casa".

Si ripropone ancora,per l'ennesima volta,la questione che ad uccidere le donne non sono solo e sempre gli uomini,ma è anche vero il contrario,sempre più spesso.

Nel caso in esame,dunque è la donna ad essere autrice delle violenze,ovvero: “Quando la vittima è lui, battered husband syndrome” (sindrome del marito battuto);con questo termine già nel 1978 la scienziata Suzanne K. Steinmetz intendeva quella fenomenologia violenta che vede l’uomo oggetto di vessazioni di diversa natura, da parte di una donna solitamente la compagna,contrariamente al più conosciuto fenomeno della “battered women syndrome” (sindrome della donne battute).

Non se ne può proprio più:convegni,congressi,seminari,riunioni,associazioni,finanziamenti (anche statali),leggi ad hoc(di cui sub),radio,TV:sono tutti contro la violenza sulle donne,non una parola sulla violenza contraria. E’ un caso tipico di isteria collettiva sul “femminicidio”.E sul “maschicidio” da parte di una donna? Non una parola. Perchè è un tabu,oppure perché è poco conveniente parlarne?

L’Intimate Partner Violence (IPV)-o violenza domestica,si manifesta con comportamenti aggressivi e coercitivi che possono provocare danni fisici,abuso psicologico,violenza sessuale,isolamento sociale (tipo:tu non devi più frequentare i tuoi amici…,nè assistere ad eventi sociali.culturali,ecc…),stalking ,ovvero intimidazioni e minacce perpetrati da un offender il cui scopo è quello del controllo totale sull’altro (tipo:vittima e carnefice…).

Uno studio della Cattedra di Criminologia Clinica dell’Università di Milano ha approfondito la questione aprendo centri di ascolto e di terapia,in grado di offrire assistenza psicologica gratuita verso alcuni “mariti abusati”,dopo aver raccolto denunce di uomini violentemente abusati dalle donne. All’estero sono molto diffusi i centri antiviolenza :negli USA è attiva da anni la DAHM( linea telefonica per gli uomini contro gli abusi domestici) che fornisce aiuti legali e servizi sociali;in più sono stati attivati anche programmi per il trattamento delle donne autrici di abuso.

Ma, udite ,udite, recentemente i media riferiscono che a Chiaravalle,piccolo comune di cinquemila anime,alle porte di Catanzaro, è stato aperto un centro per uomini maltrattanti,e per le donne maltrattanti NO? Perché?

In Scozia l’organizzazione AMIS (Abused Men in Scotland),con sede nella capitale Edinburg,fornisce, gratuitamente,assistenza a uomini che hanno subito IPV anche economici (mi dai subito tutto il tuo stipendio che gestirò io donna,personalmente).In NUOVA ZELANDA-è operante l’organizzazione no-profit MSSAT (MALE SURVEYORS of SEXSUAL ABUSE TRUST),che gestisce, in particolare,situazioni di abusi sessuali commessi da donne in danno di uomini(quanti ce ne sono!). Addirittura la Encyclopedia of Domestic Violence (Editore NICKY NY) riporta statistiche in USA nelle quali la percentuale di violenza femminile nei confronti degli uomini è ben superiore a quella contraria.

Sono stato tra i fondatori ,e delegato per la Calabria, dell’ISP (Istituto Studi sulla Paternità) il quale ha lo scopo di promuovere lo studio della paternità con particolare riguardo agli aspetti psicologico,pedagogico,sociale,biologico,giuridico “delle relazioni padre-figlio/a”. Personalmente si sono a me rivolti alcuni padri che lamentavano,fra l’altro,situazioni di violenza da parte delle proprie partner femminili,in ciò coincidendo parzialmente con le drammatiche testimonianze riportate dalla suddetta Cattedra di Criminologia:primeggiano gli sputi, e a farne le spese sono gli oggetti della cucina:lancio contro i partner maschili di cucchiai,forchette,coltelli,sedie,pentole,il vaso cinese della zia d’America, e quant’altro,salvo poi ricorrere agli ospedali per nasi rotti,occhi gonfi,lividi nel corpo,depressione, e ,a volte ,colpi di pistola,istinti suicidari.

La c.d. alienazione parentale cioè il comportamento in cui un genitore-di solito la madre-fa di tutto per mettere in cattiva luce l’altro coniuge agli occhi del bambino,mette in opera vere e proprie campagne di denigrazione ,alla fine delle quali il bambino si troverà confuso,amareggiato,incapace di poter usufruire di solidi modelli di identificazione.

La nostra società impone correttamente, che l’uomo “non deve picchiare una donna nemmeno con un fiore”;l’uomo è pertanto restio (non sempre ,ovviamente) a difendersi,anzi subisce,a volte, le aggressioni del partner femminile il quale “ne approfitta”.

Certa stupida propaganda di vecchio femminismo propone,anzi favorisce,capziosamente e secondo le situazioni contingenti e più favorevoli contro il partner maschile, la misoginia (per avere l’affidamento dei figli,per richiesta di alti risarcimenti economici,per chiedere la condanna giudiziale e morale dei partner maschili): c’è chi non cade nel tranello.

E’ una tragedia quando il padre è violento,ma è la madre,perno della vita del bambino,che ha la maggiore influenza.

La discriminazione verso le donne non si combatte discriminando gli uomini.

Il mondo è un libro del quale ogni passo ci apre una pagina.


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