di VINCENZO SPEZIALI
...e alla fine, persino l'attuale Guardasigilli, il Sen. Carlo Nordio -già magistrato inquirente (benché garantista!)- ha detto quel che è vero, autentico e reale: nel suo intervento, innanzi all'Assemblea Plenaria del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura e non già Centro di Salute Mentale...e ci mancherebbe altro, benché tale 'servizio' esiste)- dicevo il Ministro di Grazia e Giustizia, conferma la realtà dei fatti.
La riforma della giustizia è essenziale, anzi riveste un aspetto importante circa il PNRR, cioè il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quindi c'è poco da 'arzigogolare' e da 'tergiversare', bensì bisogna attuare il tutto, andando spediti in tal senso, piuttosto che no.
Aivoglia, da parte dei Magistrati -principalmente quelli 'militanti ideologici e neogiacobini' (i quali farebbero impallidire, persino Robespierre!)- oppure i rappresentanti della 'casta in toga', nell' avversare ciò e lanciare 'strali' o ben altro ancora, nei confronti di una 'necessita`', tra l'altro imposta dalle istituzioni europee (e ratificata, proprio dall'allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale era ed è, espressione 'parapartitica' di una organizzazione 'fiancheggiatrice' del 'manatterismo giudiziario'), poiché adesso 'il gioco' è finalmente scoperto.
Vi sono impegni e accordi 'comunitari' da rispettare ed onorare, proprio a fronte dei dane` che ci sono stati assegnati (ovvero concessi!), quindi non si può cincischiare e menar il can per l'aria: riforma sia, altrimenti è 'bancarotta sistemica e nazionale', punto!
Tra l'altro, vi sarebbe persino e soprattutto, principalmente o doverosamente, un obbligo di 'civilta` giuridico/sociale', proprio in capo ai cittadini italiani, 'inquietati' da inchieste cervellotiche e insussistenti, le quali quali sono al limite -e spesso travalicano!- i dettami di legge e della Costituzione.
Di siffatto aspetto si parla poco, ovvero lo si omette (alla stregua degli omissis, la cui parola è riportata negli atti di varie ordinanze preliminari), epperò tant'è, essendo la realtà cogente ed esistente, purtuttavia e con buona pace di chi non lo vuole ammettere, nonostante tutto e in (di)sprezzo della vita vera.
Che fare adesso e come affrontare, con lucido distacco e senza nessun timore -chiaramente nei confronti di un potere soverchiante (e coercitivo?!)- simile dibattito parlamentare?
Semplice: rimpossessarsi, da parte della politica, del proprio ruolo e della implicita autorevolezza, connessa alla sua funzione, in virtù del mandato popolare, cioè l'espressione del voto dei cittadini e, quindi della 'sacralita` laica' del Parlamento.
È vero, non abbiamo una legge elettorale degna di essere definita (e considerata!) tale, poiché in nessun posto al mondo, sia Democrazia, sia Dittatura e financo 'Democratura', esistono i cooptati come in Italia, ma sino a quando vi sono e vi saranno Camera e Senato, bisogna rispettare ed ossequiare la funzione legislativa e il rispetto dovuto ai loro componenti, cioè i rappresentanti della sovranità popolare.
Altrimenti, tutto va in pezzi, ben prima di quanto si potrebbe palesare con qualunque 'rivisitazione' dell'assetto Costituzionale, che molti avversano per la forma di Governo, ma tacciono (per paura? Per timore? Vai a saperlo!) in merito al 'cortocircuito' del potere giudiziario, in mano ad un 'ordine professionale', cioè quello dei magistrati.
Per il momento mi fermo qui`, ma siccome la vanità esiste -e io sono molto vanitoso, persino in virtù di riscontrata e fondata motivazione- ricordo a tutti, ciascuno e chiunque, quanto sto ribadendo da tempo: avevo detto il vero, allorquando ho espresso, in tempi lontani e non sospetti -financo nell'ultima puntata di 'Perfidia', a cui ho partecipato il 24 Novembre scorso- come la riforma di tale comparto (cioè la giustizia) è essenziale, nonché imposta dai fatti e dalle Istituzioni Sovranazionali.
Non è solo, quindi, per atto dovuto verso noi cittadini di questo Paese -a cui si deve garantire certezza del diritto e non, macabro, show giudiziario- bensì, risistemare ciò, rappresenta ottemperanza per quanto sottoscritto, all'atto di sancire gli aiuti economici della UE.
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